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SCIENZA

Individuato dove potrebbe esserci stata vita su Marte

Tra le aree c’è anche il cratere Jezero, dove si trova il rover Perseverance. Tre mappe segnalano i luoghi dove potrebbe essere più alta la probabilità di trovare impronte fossili lasciate da eventuali organismi viventi sul pianeta Rosso.

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Individuato dove potrebbe esserci stata vita su Marte Fonte foto: Ansa

Tre mappe, ottenute combinando lo studio di 18 siti paleontologici terrestri con sofisticati modelli al computer, hanno individuato i luoghi su Marte dove potrebbe essere più alta la probabilità di trovare impronte fossili lasciate da eventuali organismi viventi. Realizzate da un team di esperti dell’Università di Genova in collaborazione con l’Università Statale di Milano e il Naturtejo Unesco Global Geopark-Istituto D. Luiz in Portogallo, i risultati sono stati pubblicati sulla rivista PeerJ. Tra i siti c’è anche il cratere Jezero, dove si trova il rover della Nasa Perseverance che è proprio a caccia di tracce di vita sul Pianeta Rosso.

Dove potrebbe esserci stata vita su Marte

Gli scienziati ritengono che, oltre all’ampia area pianeggiante del Cratere Jezero, antiche impronte fossili potrebbero concentrarsi anche nei dintorni del Cratere Belva, allo sbocco della valle fluviale Neretva Vallis. Lo studio dei ricercatori indica un nuovo approccio nella ricerca della vita su Marte che non punta a scovare direttamente i resti fossili di interi organismi o di loro frammenti, ma è diretto a individuare tane, piste, impronte e perforazioni lasciate da eventuali organismi. Come se al posto dello scheletro di un dinosauro si andasse alla ricerca di segnali del suo passaggio.

I vantaggi dell’approccio indicato dalle mappe

La strategia degli scienziati parte dal concetto che gli icnofossili, ossia le impronte o le perforazioni, dovrebbero conservarsi più facilmente. Inoltre la loro morfologia “riflette prevalentemente il comportamento biologico dell’organismo produttore, permettendo di rilevare la vita indipendentemente dalla morfologia e dalla biochimica di eventuali organismi extraterrestri”, ha spiegato il primo autore dello studio Andrea Baucon, paleontologo dell’Università di Genova.

Le mappe sono state realizzate dopo l’analisi di 18 siti paleontologici sulla Terra, anche attraverso spedizioni in Mongolia, a Penha Garcia in Portogallo e sul Monte Fasce in Liguria. Lo studio ha permesso di determinare quali variabili influenzano la possibilità di rinvenire un icnofossile, come il tipo di substrato e la qualità dell’affioramento. Il valore di queste variabili è stato poi stimato per ogni metro quadrato del cratere Jezero. Alla fine, con l’aggregazione di tutti questi dati sono state prodotte le tre carte che indicano i luoghi dove si ipotizza possa esserci la più alta probabilità di trovare tracce di vita.

Intanto Perseverance ha scattato delle foto che mostrano come su Marte ci fosse un lago miliardi di anni fa, mentre la Nasa ha perforato alcune rocce del Pianeta Rosso allo scopo di capire cosa c’è nelle pietre rossicce marziane.

Stefania Bernardini