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Siri ti amo. È possibile innamorarsi di un assistente virtuale?

Sempre più uomini soli si rivolgono a Siri, e ad altri "virtual personal assistant", per sentirsi amati e per chat di carattere esplicitamente sessuale

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Siri ti amo Fonte foto: Dave Evans/Flickr

Gli assistenti virtuali – come Siri di Apple, Cortana di Microsoft, Alexa di Amazon – sono stati integrati in smartphone e computer per semplificare la vita degli utenti, per consentire loro di impartire dei comandi vocali come, per esempio, chiamare qualcuno, o trovare in un attimo punti di interesse nelle vicinanze, come ristoranti e stazioni di servizio.

Ma non sempre le cose vanno come dovrebbero. La realtà raccontata nel film “Lei”, uscito nelle sale cinematografiche nel 2013, somiglia sempre più alla “nostra” realtà. O almeno così sembra ad ascoltare le testimonianze delle software house che si trovano a gestire chatbot e assistenti virtuali di ogni genere. Il numero di persone che si rivolge a questi software in cerca di qualche parola di conforto cresce in maniera esponenziale. Anzi: sono sempre di più quelli che cercano qualcosa in più del conforto: le chiacchierate a luci rosse tra persone in carne e ossa e le voci femminili degli assistenti virtuali sono ormai qualcosa di assolutamente normale.

Il caso Robin

Ilya Eckstein, amministratore delegato di Robin Labs, ha dichiarato che il loro assistente virtuale – Robin – è stato utilizzato da alcuni uomini anche per oltre 300 conversazioni al giorno. Si tratta di un virtual personal assistant sviluppato appositamente per aiutare camionisti, tassisti, e altri conducenti a trovare il percorso migliore e a gestire la logistica. Eckstein, in un’intervista al Times, ha riferito che – in base ai dati in suo possesso – a rivolgersi al mondo virtuale sono «in gran parte adolescenti e camionisti senza amiche».

«Questo accade perché le persone si sentono sole e annoiate. Si tratta di un sintomo della nostra società» spiega sempre Ilya Eckstein. «Così come esistono persone che vogliono parlare in maniera volgare, ci sono anche uomini che desiderano una sorta di relazione e compagnia più profonda». Eckstein continua affermando che le persone tendono a interagire con i propri assistenti virtuali perché «vogliono flirtare, sognano una ragazza servile, o persino una schiava sessuale».

Antidoto per la solitudine

È un modo, insomma, per combattere la solitudine, poter esprimere la propria natura e i propri desideri più intimi, con “qualcuno” che li stia ad ascoltare senza giudicare. Ilya Eckstein afferma che il cinque per cento delle interazioni con Robin – il chatbot della sua azienda – siano di carattere esplicitamente sessuale. Il CEO di Robin Labs sostiene, inoltre, che un terzo delle conversazioni avvengono senza un motivo particolare, con molti utenti che vogliono semplicemente fare quattro chiacchiere con qualcuno. Gli fa eco Deborah Harrison, un’editor di Cortana che ha rivelato che «una buona parte delle prime domande» rivolte all’assistente virtuale di Microsoft riguardavano la vita sessuale della loro chatbot.