SCIENZA

Detriti spaziali russi in orbita: cosa sta succedendo

Un motore russo, in orbita dal 2007, è esploso lasciando una nuvola di detriti: un evento previsto ma che fa riflettere sul problema della spazzatura spaziale

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Pianeti, stelle, asteroidi, buchi neri, comete. Abbiamo nominato tutti gli oggetti celesti, giusto? No: ci siamo dimenticati dei detriti spaziali, quelli prodotti dall’uomo e resi tali da esplosioni programmate o da collisioni non programmate. Sono molto importanti nell’ecosistema celeste, soprattutto intorno al nostro pianeta: ce lo ricordiamo tutti Gravity, il film con Sandra Bullock e George Clooney.

I detriti nello spazio sono quasi tutti contati e monitorati, ma ora alla lista se ne sono aggiunti altri.

L’esplosione nello spazio

È di nuovo la Russia: e diciamo “di nuovo” perché non è la prima volta che causa una nuvola di detriti spaziali. Questa volta si tratta di un oggetto in orbita intorno alla Terra catalogato come #32398, che si è rotto il 15 aprile: la notizia però è stata diffusa su Twitter solo nei giorni scorsi dal 18° Squadrone di difesa spaziale della Space Force degli Stati Uniti. Sedici pezzi di detriti spaziali causati dall’evento sono attualmente monitorati proprio dall’agenzia americana.

L’oggetto in questione era un motore di scarico che si trovava agganciato a un rimorchiatore spaziale: nel 2007 aveva contribuito a portare in orbita tre satelliti GLONASS (la versione russa del sistema di navigazione GPS). Quelle navicelle GLONASS erano sulla testa di un razzo russo Proton che, spiega l’astrofisico Jonathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, sulla sua parte superiore aveva due piccoli motori specifici dell’ingegneria aeronautica, che si chiamano ullage. Questi propulsori accelerano leggermente i movimenti del razzo a cui sono attaccati, per garantire che, in assenza di gravità, il carburante sia nella posizione giusta nei serbatoi quando il motore principale dovrà essere riavviato in orbita.

Questi motori installati sui razzi Proton sono noti come SOZ:  l’acronimo sta per “Sistema Obespecheniya Zapuska”, che possiamo tradurre in italiano come “Sistema di assicurazione del lancio”. Ce ne sono attualmente 64 che orbitano intorno al nostro pianeta. “I motori SOZ non usano tutto il loro propellente quando aiutano a sparare nello spazio il loro razzo” ha spiegato ancora McDowell. “E hanno la sfortunata tendenza a esplodere anni o decenni dopo, lasciando un mucchio di detriti in orbita ellittica. Almeno 54 motori SOZ sono esplosi nel corso degli anni”.

Quello che è appena saltato in aria aveva girato intorno alla Terra in un percorso con una forma particolarmente “ovaleggiante”, avvicinandosi fino a 388 chilometri e allontanandosi fino a 19.074 km: alcuni detriti quindi impiegheranno molto tempo a rientrare sulla Terra.

Il problema della spazzatura spaziale

In questo caso quindi si tratta di un’esplosione prevista e molto ben controllata, che ha lasciato nello spazio detriti che ci aspettavamo.

Ma la spazzatura spaziale è un problema crescente per gli operatori satellitari e i pianificatori di missioni. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) calcola che intorno al nostro pianeta ci siano circa 36.500 pezzi di detriti di almeno 10 centimetri di larghezza. Ma i numeri sono ovviamente maggiori se consideriamo tutta l’orbita terrestre: probabilmente ci sono circa 1 milione di oggetti con diametro compreso tra 1 e 10 cm.

La Russia ha contribuito con un test anti-satellite (ASAT) nel novembre 2021. La nazione ha sparato un missile verso uno dei suoi satelliti che aveva finito il suo compito ed era stato disattivato. Così facendo si è generato un nuovo campo di detriti vicino a dove orbita la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Gli operatori della ISS hanno dovuto sterzare violentemente per schivare la spazzatura spaziale russa.

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