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Legge sul copyright: cosa dice il testo dell’articolo 13

Con l'approvazione della Direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale potrebbe cambiare definitivamente il modo in cui navighiamo. Ecco perché

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Fonte: Shutterstock

Approvata dal Parlamento europeo lo scorso 27 marzo 2019 e ratificata dal Consiglio europeo il 15 aprile 2019, la Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale è, molto probabilmente, una delle norme comunitarie più contestate degli ultimi tempi. La riforma del copyright è stata criticata dalle grandi aziende del web, da accademici europei e da associazioni e attivisti in difesa della libertà di espressione.

La norma nasce con l’obiettivo di creare un quadro di riferimento comune a livello continentale all’interno di un settore – quello del diritto d’autore e della sua protezione – in continua evoluzione. La comparsa delle piattaforme user generated content, che consentono agli utenti di caricare contenuti di ogni tipo, dai video a testi, ha modificato sostanzialmente il panorama del diritto d’autore. Chiunque può pubblicare online qualunque cosa, indipendentemente dal fatto che si tratti di un’opera originale o di un contenuto realizzato da qualcun altro e, quindi, protetto da copyright. La nuova legge sul copyright dell’Unione Europea si è dunque resa necessaria per “dare risposta” alle innumerevoli sollecitazioni arrivate con l’avvento del web.

Come accennato, però, le misure adottate dai parlamentari europei sembrano non aver centrato il punto. O, almeno, questo è quello che sostengono sia le aziende del web sia gli attivisti per la libertà di espressione. Nelle settimane e nei mesi che hanno preceduto l’approvazione sono state messe in atto diverse forme di protesta, per sensibilizzare gli utenti e i cittadini su quanto stava avvenendo. Wikipedia ha più volte oscurato i propri lemmi e le immagini che si trovano sulla sua piattaforma; YouTube ha mostrato per alcuni giorni un avviso su tutte le sue pagine; Google ha modificato la visualizzazione dei propri risultati di ricerca; accademici europei e attivisti hanno redatto una missiva, recapitata ai parlamentari europei, chiedendo sostanziali modifiche all’impianto della legge.

Riforma copyriright EU: i punti contestati

La gran parte delle critiche si concentra su due articoli in particolare: l’articolo 11, che regola il rapporto tra editori e giornalisti con le aziende che pubblicano snippet e brevi estratti dei loro contenuti; e l’articolo 13, che obbliga i gestori delle piattaforme user generated content a dotarsi preventivamente di licenze per la pubblicazione di contenuti multimediali e verificare prima della messa online se un contenuto violi o meno il diritto d’autore. Secondo i critici, questi due punti (divenuti rispettivamente articolo 15 e articolo 17 nel testo approvato in via definitiva dall’emiciclo di Strasburgo) non solo sarebbero inefficaci, ma andrebbero a limitare fortemente la libertà di espressione online degli internauti europei.

Articolo 13 nuova legge copyright: cosa dice il testo

L’articolo 13 della direttiva sul diritto d’autore, recante il titolo “Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti”, impone nuove norme di funzionamento alle piattaforme UGC (come YouTube, Facebook, Vimeo e altri portali di questo genere).

Le piattaforme dovranno contrattare preventivamente con detentori e gestori di diritti d’autore per ottenere delle licenze che coprano tutti i possibili contenuti che gli utenti potrebbero pubblicare. Com’è semplice immaginare, si tratta di una mole sconfinata di contenuti, probabilmente impossibili da catalogare con precisione ed esattezza. La norma poi forza le piattaforme a mettere in atto misure “adeguate e proporzionate” per evitare che siano poi pubblicati contenuti non licenziati. Cosa vuol dire? Secondo molti analisti ed esperti di diritto d’autore, le piattaforme UGC dovranno utilizzare filtri in upload molto più potenti ed efficaci rispetto a quelli che vengono impiegati già oggi. Ed è proprio quest’ultimo punto ad aver attirato le critiche degli attivisti e accademici europei: un filtro così concepito, infatti, sarebbe contrario ai principi di apertura e libera circolazione delle informazioni su Internet.

Sono esentate da questi obblighi le startup con meno di tre anni di vita e un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro. Salvi anche meme, GIF e satira. La norma approvata dal Parlamento di Strasburgo prevede un salvacondotto per quei contenuti riconducibili a satira, caricature, parodie, recensioni e critiche.

Cosa cambia per utenti e siti web

La riforma del copyright europeo non avrà alcuna ripercussione nell’immediato. Come previsto dall’iter di approvazione delle leggi dell’Unione Europea, infatti, la palla ora passa tra le mani degli Stati Membri, che hanno due anni di tempo per ratificare il testo licenziato dal Parlamento di Strasburgo e dal Consiglio Europeo. In questo lasso di tempo, i parlamenti nazionali potrebbero modificare e/o integrare le norme presenti nella Direttiva, mentre il nuovo Parlamento Europeo (eletto il 26 maggio) potrebbe anche decidere di tornare sui suoi passi e modificare le norme più contestate.

Una volta che la riforma entrerà in vigore, però, le cose potrebbero cambiare in maniera radicale. Come già visto per l’articolo 11, l’esperienza d’uso del web potrebbe essere radicalmente modificata. Non solo potrebbero scomparire gli aggregatori di notizie e i motori di ricerca forzati a cambiare le modalità di visualizzazione dei loro risultati, ma potremmo essere costretti a rivedere anche le modalità con le quali usiamo siti come Facebook e YouTube.

Innanzitutto, l’articolo 13 (o articolo 17 nella nuova versione) esclude che l’utente possa essere chiamato in causa in caso di violazione del diritto d’autore: l’unica responsabile sarà la piattaforma che ospita il contenuto, a meno che non dimostri di aver fatto tutto il possibile per evitare che il contenuto stesso venisse pubblicato. Nei mesi passati, ad esempio, Facebook è stata costretta a risarcire Mediaset per violazione di copyright dopo che un utente aveva pubblicato all’interno di un gruppo chiuso episodi di cartoni animati trasmessi dalle reti del Biscione.

Gli utenti, invece, potrebbero veder limitata la libertà di caricare qualunque tipo di contenuto sulle loro bacheche o profili personali. Proprio per evitare di incappare in sanzioni di ogni tipo, le piattaforme dovranno adottare delle tecnologie che verifichino preventivamente i contenuti che gli utenti vogliono caricare sui loro server. Insomma, dei filtri in upload che passino al setaccio tutto ciò che gli utenti vorrebbero caricare online.

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