Ennesimo enorme sbiancamento dei coralli: una situazione allarmante
In Australia bisogna fare i conti con un altro sbiancamento dei coralli, il quarto e preoccupante episodio dal 2016 a oggi: cosa sta accadendo
Il più grande sistema corallino del mondo: la Grande Barriera Corallina che si trova in Australia si è meritata fin da subito questa definizione, altisonante come non mai, ma purtroppo è diventata anche protagonista di recente di una situazione allarmante. L’ennesimo sbiancamento dei coralli mette a rischio un luogo da sogno, famoso non solo tra gli appassionati di snorkeling.
In questi 2.300 chilometri di meraviglie naturali, infatti, le temperature delle acque stanno provocando un problema dopo l’altro. Non è passato molto tempo da quando è stato scoperto un corallo di oltre 400 anni, una grande speranza per il futuro dell’ecosistema, e ora bisogna fare i conti con il comportamento anomalo dei polipi. Che cosa sta accadendo di preciso?
I polpi coralliferi reagiscono all’acqua attualmente più calda espellendo le alghe che si trovano all’interno dei tessuti, favorendo per l’appunto lo sbiancamento dei coralli. Si tratta del quarto episodio di questo tipo nel corso degli ultimi sei anni, una situazione che tende a ripetersi un po’ troppo spesso. C’è subito da precisare come gli animali siano capaci di sopravvivere senza problemi allo sbiancamento, ma le loro condizioni di salute possono subire dei peggioramenti improvvisi. In particolare, i coralli possono diventare più vulnerabili a diverse malattie, smettere di crescere e persino morire dopo una lenta agonia. Le proporzioni dell’ultimo evento non sono ancora chiare.
Cos’hanno “visto” i satelliti
Un documento di recente pubblicazione ha fatto capire come ci rimangano appena dieci anni per salvare le barriere coralline, in più il nuovo sbiancamento dei coralli non aiuta di certo. L’impatto dell’ultimo episodio, avvenuto nel mese di marzo, verrà valutato con maggiore precisione soltanto tra qualche tempo. Intanto ci si può affidare a quello che mostrano i satelliti in orbita. In particolare, lo scorso 31 marzo le tecnologie Copernicus Sentinel-2 hanno mostrato come una delle zone più colpite sia quella delle Isole Whitsunday, tra la costa nord-orientale del Queensland, in Australia, e la Grande Barriera Corallina.
Il ruolo del cambiamento climatico
Dell’ennesimo sbiancamento dei coralli si sta occupando l’AIMS, vale a dire l’Australian Institute of Marine Science, in collaborazione con l’autorità costiera della Grande Barriera Corallina. Gran parte delle barriere presenti nella zona delle isole soffre dello sbiancamento più grave, con il 60% dei coralli colpito duramente. A fornire ulteriori dettagli sul fenomeno ci ha pensato Greenpeace. Secondo l’associazione ambientalista, la causa principale va ricercata nel cambiamento climatico favorito dalla combustione di carbone, petrolio e gas, una seria minaccia di cui si parla ancora troppo poco. Il governo australiano è stato persino accusato di aver speso soltanto per l’emergenza Covid e non per quella ambientale.
Non ci si può nemmeno consolare col fatto che la barriera corallina sarà monitorata a breve dall’Unesco con una missione ad hoc, per la precisione nel Queensland. Il deterioramento potrebbe spingere l’organizzazione delle Nazioni Unite a cancellare il sito dall’elenco del patrimonio globale, come già si era paventato nel 2015. Proprio in questa zona del mondo è stata avvistata una rara manta nera la scorsa estate, segno che ci sono anche tante specie, vecchie e nuove, che potrebbero risentire in maniera negativa dell’aumento delle temperature e del clima “impazzito”.