Scoperta l’origine delle gigantesche bolle al centro della nostra Galassia
A distanza di due anni dal primo avvistamento in assoluto, gli scienziati hanno chiarito i dubbi in merito alle bolle scoperte dal telescopio eRosita
Da due anni ormai ci si chiede cosa siano le enormi bolle che sono state scoperte dal telescopio a raggi X eRosita nella nostra galassia. Il dibattito nel mondo astronomico è acceso come non mai e forse una risposta decisiva potrebbe essere arrivata da uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Nature Astronomy. Le bolle in questione sono state ribattezzate “bolle eRosita” in onore del telescopio e sembrano avere molto in comune con le “bolle di Fermi” che sono state invece scoperte nel 2010. Secondo quanto accertato dalla National Tsing Tua University che ha collaborato con l’università americana del Wisconsin, tutto potrebbe essere cominciato dal getto di attività da parte di un buco nero di notevoli dimensioni.
Sia queste bolle di più recente scoperta che quelle di Fermi, oltre alla cosiddetta “foschia a microonde”, si possono spiegare in modo simultaneo con un singolo evento. Nella pubblicazione scientifica, infatti, si legge come l’espulsione di materia da parte del buco nero sia cominciata 2,6 milioni di anni fa, durando poi per altri 100mila anni. I modelli per spiegare quanto successo sono sostanzialmente due. Il primo suggerisce l’esplosione di una supernova come evento scatenante, mentre il secondo spiega come la “responsabilità” sia tutta dell’energia espulsa dal buco nero.
Il “viaggio” particolare del materiale
Per l’appunto, il nuovo studio supporta il secondo modello appena menzionato. Si sta parlando di deflussi di buchi neri che hanno luogo nel momento in cui il materiale tende a “viaggiare” in direzione dei buchi stessi senza attraversarne l’orizzonte, vale a dire il limite oltre il quale viene inghiottito qualsiasi oggetto celeste. La crescita dei buchi neri sarebbe controllata e quindi l’energia sprigionata andrebbe a creare le gigantesche bolle che tanto fanno tribolare gli astronomi. All’interno delle eRosita si trovano le bolle di Fermi, ma di queste ultime si sa davvero pochissimo, a partire da quello che contengono. Le dimensioni, però, sono molto diverse.
Modelli alternativi che non vanno scartati
Le bolle eRosita, infatti, sono due volte più grandi rispetto a quelle di Fermi, inoltre la loro formazione si deve a un’onda di energia (in alternativa un’onda d’urto) espulsa da quelle più piccole, come si sottolinea in più punti dello studio scientifico. Uno degli autori dello studio, l’astronomo Mateusz Ruszkowski, ha voluto ribadire come il primo modello, quello che dovrebbe essere scartato preferendo il secondo, non va escluso a priori. Questo vuol dire che gli approfondimenti sulla materia continueranno anche nei prossimi mesi, visto che queste bolle sono fondamentali per la loro “vicinanza” alla Terra rispetto ad altri oggetti celesti che si trovano in altre galassie.
Tra l’altro, la simulazione condotta per arrivare ai risultati degli ultimi giorni è unica nel suo genere. In effetti ha tenuto conto dell’azione dei raggi cosmici e della loro interazione con il gas che si trova nella Via Lattea. Le osservazioni che sono state messe nero su bianco nell’articolo di Nature Astronomy hanno consentito di limitare in modo preciso l’intera durata dell’attività di un singolo buco nero. La loro utilità, inoltre, ha permesso di capire meglio qual è stata la storia passata della nostra galassia su cui si sa ancora troppo poco.