SCIENZA

Emersi da uno scavo indizi su un'antica pratica religiosa, le prime testimonianze archeologiche sull'ascetismo

Una donna sepolta con delle catene è stata ritrovata in un'antica cripta: la testimonianza di una pratica ascetica che riscrive la storia del monachesimo

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Un’interessante scoperta archeologica avvenuta in Israele sta modificando considerevolmente le nostre conoscenze sulla spiritualità e l’ascesi cristiana nel corso dell’epoca bizantina. Gli scavi sono stati effettuati nel monastero di Khirbat el-Masani, nell’area nordovest di Gerusalemme.

È tornato alla luce un sepolcro decisamente particolare, contenente i resti di una persona avvolta in catene metalliche molto pesanti. Un cadavere purtroppo mal conservato. Una pratica che fino a oggi era associata esclusivamente a monaci maschi dediti a forme di mortificazione del corpo decisamente estreme. Le analisi rivelano invece qualcosa di sorprendente: i resti appartenevano a una donna.

Un sepolcro sorprendente

L’indagine ha visto la collaborazione tra l’Autorità israeliana per le antichità e il Weizmann Institute of Science. È venuta alla luce una serie di cripte funerarie, che risalgono al periodo tra IV e VII secolo d.C., anche se soltanto una ha catturato l’attenzione degli studiosi.

È quella che vede un cadavere con indosso delle pesanti catene, simbolo di una forma di ascesi radicale, che prevedeva la rinuncia ai piaceri terreni, al fine di poter ambire alla purezza dello spirito.

Non sono state applicate tecniche osteologiche tradizionali, al fine di stabilire il sesso. Il motivo? Lo stato di conservazione dello scheletro era compromesso. Per riuscire a ottenere una risposta, i ricercatori hanno impiegato un metodo innovativo: proteomica dello smalto dentale.

Di fatto sono stati analizzati i peptidi contenuti nello smalto di un dente. Ciò ha rilevato la presenza della proteina Amelx, codificata sul cromosoma X, con assenza della proteina Amely, presente solo negli uomini.

L’ascensione di una donna

Un ritrovamento incredibile, considerando come mai in precedenza era stata documentata la partecipazione di una donna a forme di penitenza corporea tanto estreme. Fonti storiche attestano l’esistenza di donne ascete, come nel caso di Melania la Giovane, ma non era mai emersa alcuna prova che le donne seguissero lo stesso percorso di penitenza degli uomini, come l’indossare catene e sottoporsi a lunghe privazioni fisiche.

A partire dal 380 d.C., il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero romano. Al tempo iniziò a diffondersi, con comunità monastiche che iniziarono a “spuntare” in tutta la regione. I membri cercavano di rafforzare lo spirito attraverso la dura disciplina del corpo.

Alcuni vivevano per anni su delle colonne, altri invece si ritiravano nel deserto o si sottoponevano a lunghi digiuni o isolamenti. Indossare catene era una pratica estrema, simbolo visibile della totale rinuncia al mondo.

Il ritrovamento

Questo speciale sepolcro è stato rinvenuto nel monastero di Khirbat el-Masani, come detto. Un luogo particolare, sito in una delle principali vie di pellegrinaggio verso Gerusalemme. Nel corso del periodo bizantino, era un centro religioso di grande rilevanza, oltre a centro di culto e formazione.

Qui venivano accolti viandanti e pellegrini in viaggio verso Gerusalemme. La presenza di una donna in questo contesto suggerisce una partecipazione attiva alla vita monastica. Stando agli archeologi, questa scoperta mette in discussione le nostre concezioni sui ruoli di genere nel monachesimo delle origini. Si pensava infatti che le pratiche estreme fossero appannaggio esclusivo degli uomini. Da questa tomba partiranno, dunque, nuove ricerche, alla ricerca di ulteriori conferme che evidenzino come questo caso non sia isolato.

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