A che velocità "viaggia" l'Universo? La NASA ci dà la risposta
Quanto "viaggia" veloce l'Universo? Grazie a un progetto che la NASA farà partire fra cinque anni, si potranno raccogliere molte informazioni
Già da qualche tempo gli astronomi si sono resi conto che l’Universo è in espansione. Si tratta di un fenomeno in costante aggiornamento, iniziato con la grande esplosione, il Big Bang. Una domanda è però d’obbligo: quanto è veloce questo “viaggio” dell’Universo? L’agenzia spaziale NASA ha provato a fornire una risposta convincente.
Le simulazioni per una migliore comprensione dello spazio non mancano, come ad esempio quella dell’astrofisico Mark Vogelsberger che ha voluto ricreare vere e proprie galassie, mentre la NASA ha deciso di puntare sul Nancy Grace Roman Space Telescope. Questo strumento, sofisticato e tecnologico come non mai, è incaricato di analizzare milioni di galassie nello spazio e nel tempo.
Il progetto è ambizioso e l’obiettivo è stato dichiarato in modo trionfale, bisogna capire qual è la teoria più sensata sull’accelerazione dell’espansione dell’Universo. Il telescopio appena menzionato dovrà sfruttare più metodi, a partire dalla spettroscopia, lo studio delle varie informazioni sul colore presente nella luce. La tecnica in questione, ma non solo, consentirà agli astronomi di misurare in modo preciso la velocità esatta dell’Universo e della sua espansione nelle diverse ere cosmiche. In aggiunta, si potrà tracciare nel minimo dettaglio l’evoluzione dello stesso spazio. Per ottenere risultati migliori ci si appoggerà ad alcuni istituti specializzati.
La prima generazione di galassie
Ad esempio, lo Space Telescope Science Institute di Baltimora si occuperà dell’elaborazione dei dati scientifici che riguardano le immagini raccolte, senza dimenticare la creazione di appositi cataloghi per elaborare i dati cosmologici più importanti. Oltre all’accelerazione, comunque, la missione della NASA servirà a sciogliere i dubbi su altri misteri non meno interessanti. L’agenzia spaziale americana è convinta di poter avere maggiori dettagli sulla prima generazione di galassie che si è formata, un’informazione utile per mappare la materia oscura, la cui identità sarebbe vicina ad essere svelata. Inoltre, potrebbero esserci novità allettanti sugli oggetti celesti più vicini al nostro sistema solare.
Universo molto “giovane”
I numeri della missione sono presto detti. L’indagine spettroscopica di Roman dovrà coprire quasi 2mila gradi quadrati, l’equivalente del 5% del cielo, un traguardo da raggiungere in poco più di sette mesi. Ci si aspetta molto dalla misurazione delle distanze precise che riguardano 10 milioni di galassie, per la precisione quando l’Universo aveva fra i 3 e i 6 miliardi di anni. La luce che raggiunge il telescopio di cui si sta parlando, infatti, ha iniziato il suo “viaggio” quando lo spazio stesso era molto giovane. Altri calcoli saranno quelli relativi ai primi 2-3 miliardi di anni dell’Universo, di conseguenza la mappatura sarà molto precisa rispetto a quelle precedenti.
Il progetto è comunque in buona compagnia. Vale la pena ricordare come esista già la più grande mappa in 3D del cosmo, meglio nota come DESI (Dark Energy Spectroscopic Instrument). Il compito di Roman sarà molto più complesso e ambizioso. Quasi tutte le informazioni che riceviamo dallo spazio provengono dalla luce e il telescopio la sfrutterà per catturare le immagini di suo interesse, andando a scomporla in singoli colori. Gli spettri, modelli dettagliati della lunghezza d’onda, sono fondamentali per rivelare dati precisi su un singolo oggetto che ha emesso la luce, compresa appunto la velocità con cui si allontana da noi. Bisognerà comunque attendere il 2027 prima della partenza ufficiale dell’indagine, servirà ancora pazienza.