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C'è qualcosa che muove i ghiacci in Antartide e preoccupa gli scienziati

Come si formano gli iceberg e come prevederne il distacco: ecco i risultati parziali di una ricerca condotta in Antartide

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Un team di scienziati sta tentando di comprendere nel dettaglio le cause che conducono alla produzione di giganteschi iceberg antartici. Si tratta di porzioni grandi come città, il cui distacco rappresenta quasi la metà del ghiaccio perso dal continente. Ciò non può che renderli cruciali nelle previsioni future sull’innalzamento del livello del mare. Per questo motivo dei ricercatori britannici stanno tentando di ottenere quante più informazioni possibili. Nello specifico lo studio va concentrandosi su una regione dell’Antartico, dove di recente si è assistito al distacco di due mega iceberg.

La nascita degli iceberg

L’aspettativa di questa ricerca è di certo la creazione di veri e propri modelli di previsione della nascita degli iceberg, così da comprendere dove avverranno i prossimi “calvings”. È questo il termine ufficioso che gli scienziati adoperano, con riferimento al parto della mucca per descrivere la nascita/distacco di questi blocchi giganteschi.

La regione posta sotto analisi è la Brunt Ice Shelf, che è la sporgenza da dove si sono distaccati dei ghiacciai riversatisi poi nel Mare di Weddell. Nel 2021 da qui è “nato” un masso denominato A74, pari a 1.300 km². Nel 2023 è stato seguito da A81, con i suoi 1.500 km².

I ricercatori del British Antarctic Survey (BAS) hanno di recente fatto ritorno, dopo aver adoperato differenti strumentazioni sulla Brunt Ice Shelf, come ricevitori GPS, radar e sismografi. Hanno raccolto quante più informazioni possibile sulla propagazione delle crepe, che conducono ovviamente al distacco finale. Si è tentato di comprendere le proprietà fisiche del ghiaccio.

Quando si parla di piattaforme come Brunt, è importante comprendere come non si tratti di corpi uniformi. Si ha quest’idea errata, che non tiene conto del fatto che nella realtà sia il risultato di una gigantesca amalgama di differenti tipi di ghiaccio.

In alcune aree si rileva del ghiaccio glaciale duro come la roccia. In altre, invece, è presente del ghiaccio marino, i cui spazi vuoti sono stati riempiti da neve, che interviene come della colla per tenere insieme i differenti segmenti.

Si è così tentato di perforare per ottenere differenti tipi di ghiaccio. Le carote ottenute saranno condotte in laboratorio e schiacciate. Lo ha spiegato la dottoressa Liz Thomas alla BBC: “Intendiamo capire la forza fisica. Eserciteremo dunque molta pressione sul ghiaccio, così da comprendere a che punto si rompa, si inclini, si frantumi o addirittura si sbricioli. Tutto ciò dovrebbe dirci perché questi banchi enormi si distaccano”.

Il futuro della ricerca

Gli scienziati sperano che le lezioni apprese grazie a Brunt possano essere applicate anche ad altri settori dell’Antartide. Si pensi che circa il 75% del margine del continente vanta delle piattaforme galleggianti che, potenzialmente, possono generare dei giganteschi iceberg.

Il distacco è parte dell’equilibrio naturale, occorre sottolinearlo. L’espulsione di banchi bilancia le nevicate, che costituiscono altro ghiaccio alle spalle. Ancora da comprovare un impatto di acque calde nella parte anteriore della piattaforma, che potrebbe modificare l’equilibrio generale del Brunt.

Di certo in altre sezioni si è assistito a condizioni più calde che hanno innescato un’esplosione di iceberg. La dottoressa Emma Pearce ha parlato di cambiamento climatico e del suo impatto in alcune sezioni dell’Antartide. Una condizione che ha indotto le piattaforme a scorrere e formare iceberg a un ritmo accelerato.

“Tutto ciò agisce come la rimozione di un tappo di bottiglia. Si permette al ghiaccio retrostante di fluire in mare a una velocità accelerata. Si porta così il livello del mare ad aumentare. I processi associati a tale fenomeno non sono particolarmente ben compresi. Abbiamo dunque bisogno di controllarli meglio”.