AI e copyright, l’industria musicale sta combattendo la sua battaglia
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la musica, ma solleva forti dubbi sul copyright. L’industria reagisce e porta la questione nelle aule dei tribunali
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo della creatività. Ma insieme alle nuove opportunità emergono anche grandi tensioni, in particolare sul fronte del copyright. Negli ultimi anni, i creatori di contenuti in molti settori si sono ritrovati a fare i conti con sistemi di AI addestrati — spesso senza permesso — su opere protette da diritto d’autore. Il risultato è che l’IA è in grado di produrre testi, immagini o musiche che assomigliano pericolosamente agli originali, rischiando di sostituirli. E mentre giornalisti, scrittori, fotografi e sviluppatori cercano di capire come proteggere le proprie opere, anche il mondo della musica sta affrontando questa sfida, ma con strumenti diversi.
Perché l’industria musicale ha un problema con l’AI
Il settore musicale ha una lunga storia di battaglie per il copyright e un apparato legale particolarmente strutturato su questo fronte. Questo, secondo un approfondimento pubblicato su The Verge, rende la musica un caso speciale nel panorama dell’AI.
Come sappiamo, l’avvento della IA ha influenzato il mondo della musica. Piattaforme come Suno e Udio permettono agli utenti di generare canzoni intere con pochi clic. Basta descrivere il genere e il tema, e il software restituisce un brano completo, spesso con voce, testo, strumenti e mixaggio già pronti. Questo tipo di automazione può sembrare innocua, ma pone una questione delicata: come sono stati addestrati questi modelli? Secondo le major discografiche, i dataset usati includono milioni di brani protetti da copyright, utilizzati senza autorizzazione.
Il problema non riguarda solo i dati di partenza. Anche le uscite dell’IA — cioè le nuove canzoni — possono risultare troppo simili a brani già esistenti. In questo modo, si rischia una doppia violazione, dice The Verge: la prima avviene nel momento in cui si “ingurgita” musica protetta per addestrare i modelli, la seconda quando si “sputano fuori” contenuti che ne ricalcano lo stile, la melodia o la voce.
Inoltre, l’uso massiccio di AI nel campo musicale minaccia un intero ecosistema di professionisti. Chi lavora nella musica d’ambiente, nella produzione di jingle o nei brani royalty-free per video e ambienti pubblici, rischia di vedere la propria attività erosa da brani generati in pochi secondi. In altre parole, l’AI potrebbe non solo violare diritti, ma anche svalutare il mercato stesso della musica.
La questione è già finita in Tribunale
L’industria musicale, però, non è rimasta a guardare e le etichette discografiche hanno subito deciso di intraprendere azioni legali contro alcune aziende di AI.
Suno e Udio sono state denunciate dalle principali major per aver addestrato i loro modelli su musica protetta da copyright senza alcuna licenza. Le aziende si difendono sostenendo che si tratti di “fair use”, ma la questione è tutt’altro che chiara.
La forza del settore musicale sta nel fatto che esistono già precedenti giurisprudenziali molto netti. Negli Stati Uniti, ad esempio, anche il semplice campionamento di pochi secondi di una canzone richiede una licenza. È quindi plausibile che un uso massivo di interi brani per addestrare una AI venga considerato illegittimo.
Non solo: diverse aziende che operano nella musica AI hanno già acquistato licenze per i dati di addestramento, pagando cifre che vanno da 1 a 4 dollari a traccia. Questo dimostra che il mercato per le licenze esiste, ed è un’ulteriore prova contro chi ha deciso di usare contenuti senza permesso.
Le cause attualmente in corso non riguardano solo l’uso dei dati, ma anche le uscite musicali dei modelli AI. Se una canzone generata somiglia troppo a un brano esistente, o imita la voce di un artista famoso, può esserci violazione sia del copyright che del diritto all’immagine.
In sintesi, secondo The Verge il settore musicale si sta rivelando il terreno di prova ideale per stabilire dove finisce l’innovazione e dove inizia la violazione. Le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi nei tribunali statunitensi potrebbero fare da apripista anche per altri settori creativi, fissando i confini tra utilizzo lecito e abuso delle opere umane da parte dell’AI.