Le città trasformano gli animali: quali nuove specie vivranno tra noi
L'impatto delle nostre città sull'evoluzione degli animali: l'ambiente urbano è un habitat capace di modificarne il comportamento e la genetica
Negli ultimi anni abbiamo visto gli animali evolvere ad una velocità impressionante. Le volpi di Londra e gli scoiattoli di New York si sono auto-addomesticati ormai da tempo, e frequentano abitualmente parchi e giardini della città, mentre a Roma i cinghiali si fanno sempre meno timorosi degli umani – arrivando ad allattare in strada, tra le case.
Anche i topi, i piccioni, i ragni e i nostri animali domestici evolvono velocemente. Un articolo del biologo Robert Dunn, recentemente pubblicato su New Scientist, spiega come stanno cambiando gli animali in città e cosa possiamo aspettarci dalla loro prossima evoluzione.
In città gli animali evolvono più velocemente
Per secoli si è pensato all’evoluzione delle specie come ad un processo lentissimo, capace di attraversare intere epoche geologiche. I recenti studi sull’impatto del riscaldamento globale sul mondo animale, invece, mostrano chiaramente che l’evoluzione di una specie può avvenire assai rapidamente, addirittura nel giro di qualche giorno “come ha ben dimostrato il virus che ha causato il Covid-19”.
Gli uomini hanno letteralmente accelerato l’evoluzione degli organismi viventi, costringendoli ad adottare sempre nuove strategie per adattarsi ad un ambiente in rapida trasformazione. Il modo di vivere delle persone, inoltre, ha creato delle particolari “isole” capaci di amplificare gli effetti dell’evoluzione delle specie.
Alla base dell’idea di Dunn c’è la teoria della biogeografia insulare, proposta nel 1967 dagli ecologi Robert MacArthur e E.O. Wilson: in breve, gli animali evolvono più rapidamente sulle isole più grandi, che sono anche quelle colonizzate da più specie. Secondo Dunn, le nostre città (e non solo, anche l’oceano) sono delle grandi isole che permettono alle specie di prosperare a grande velocità, evolvendo nel giro di qualche generazione, in alcuni casi evitando l’estinzione di animali a rischio. E recentemente gli scienziati hanno iniziato a studiare la città come un particolare habitat.
“Uno dei modi in cui gli animali evolvono nelle città” spiega Dunn “è tramite l’isolamento”: quando una specie arriva in città, si isola dalla sua “controparte rurale”, e prende delle strade evolutive che poi divergono.
È successo ai canarini domestici, ai topi di campagna e al punteruolo del grano: la specie raggiunge un ambiente completamente nuovo, sviluppa nuove strategie di adattamento, si isola dal resto degli esemplari, ed evolve in maniera completamente differente.
Cosa possiamo aspettarci dall’evoluzione
I topi di New York, per esempio, “adesso hanno nasi più lunghi e molari superiori più piccoli rispetto a quelli del 1890”, probabilmente a causa di una dieta più “morbida” e d’alta qualità. Ogni città diventa uno specifico habitat, che può dare vita a percorsi evolutivi peculiari, diversi persino rispetto a quelli di un contesto urbano vicino.
In particolare i topi, i ratti e i coleotteri dei tappeti stanno evolvendo nelle nostre città secondo direttrici evolutive completamente diverse tra loro. Una recente ricerca di Elizabeth Carlen dell’Università di Washington dimostra che anche i piccioni di differenti città sono geneticamente diversi, e così i parassiti che ci vivono sopra, che avendo vite più brevi evolvono ancora più velocemente.
Ma cosa possiamo aspettarci dall’evoluzione degli animali cittadini nei prossimi anni? Intanto che diventino più grossi nelle città fredde, e che alcune specie perdano la capacità – ormai inutile – di allontanarsi “da casa” per cercare cibo o riparo.
Alcune specie potrebbero imparare a riprodursi senza accoppiarsi: il fenomeno, già osservato in alcuni animali, potrebbe aumentare. Altre specie continueranno ad adattarsi al nostro cibo, come hanno fatto i cani per imparare a digerire i carboidrati della nostra dieta. Molte continueranno ad affinare le proprie doti intellettuali – corvi, procioni e pappagalli mostrano già cervelli decisamente più grandi che in passato – mentre altre punteranno ancora sulla prole numerosa per avere più possibilità di sopravvivenza.