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Mercato nero dell’illegalità, ma non solo: come funziona il dark web

Di tanto in tanto balza all’onore delle cronache ma quasi nessuno sa esattamente a cosa corrisponde. Andiamo alla scoperta del dark web, la parte oscura della Rete

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Fonte: Shutterstock

Vi sarà capitato di sentirne il nome in occasione di uno dei tanti furti di password (Yahoo!, LinkedIn, Tumblr e Dropbox, tanto per citare alcuni casi) degli ultimi tempi: se volevate avere accesso agli archivi per scopi informativi, dovevate guardare necessariamente verso il dark web.

O, magari, avrete sentito questo nome in occasione di qualche attentato terroristico, citato come “mercato alternativo” nel quale gli attentatori erano riusciti a reperire armi ed esplosivi. O, ancora, come centro di smercio di droga e sostanze stupefacenti di ogni genere. Qualunque sia stata l’occasione, comunque, il dark web non ha mai fatto una bella figura: agli occhi dell’opinione pubblica la “parte oscura” della Rete è paragonabile a una sorta di luogo di perdizione legata a doppio filo con la criminalità e l’illegalità. Una convinzione vera solo in parte, che non fa onore alla complessità di questa struttura.

Che cos’è il dark web

Se ogni volta che ne sentite il nome, magari al telegiornale o nelle parole di un vostro conoscente, vi chiedete che cosa è il dark web, sappiate che la risposta è già nel nome. La “parte oscura” del web si compone di portali che, generalmente, consentono agli utenti di restare anonimi e che necessitano di software particolari per accedervi. Inoltre, i portali del dark web saranno accessibili solo ed esclusivamente se si conosce la loro URL: non sono indicizzati da alcun motore di ricerca e non sono, quindi, rintracciabili dai vari Google, Yahoo! o Bing. Esattamente come il web “normale”, il dark web è un luogo (virtuale) molto eterogeneo (si possono trovare sia portali legati ad attività border line o completamente illegali) e accumunato dalla garanzia dell’anonimato. Insomma, un web un po’ più oscuro: come dicevano gli antichi romani nomen omen.

Fonte foto: Wikimedia

Navigando nel dark web

Bisogna, però, notare una cosa: dark web e deep web sono due cose assolutamente diverse. Anche se può capitare di confondersi, si tratta di due entità parallele: mentre il dark web è una struttura che “vive di vita propria” al di fuori della ragnatela di portali che navighiamo quotidianamente, il deep web ne è parte integrante. Si tratta, infatti, di tutti quei servizi e tutti quei portali “alla luce del sole” che, però, non sono indicizzati dai motori di ricerca: si pensi, ad esempio, alla propria casella di posta elettronica o a contenuti a pagamento dei portali di informazione o streaming video.

Come si accede al dark web

Fonte foto: Tor Project

Schermata di Tor Browser, porta d’accesso per il dark web

A seconda della “zona” del dark web cui si vuole accedere, sarà necessario utilizzare diversi software o servizi. Il più conosciuto è senza ombra di dubbio la rete Tor (acronimo di The Onion Router), servizio di anonimizzazione cui si accede grazie al software Tor browser. Si tratta, in realtà, di una versione modificata di Firefox e pensata per garantire l’anonimato e la protezione dei dati personali di chi lo utilizza. Grazie a questo browser “speciale” si potrà accedere al dark web e iniziare a visitarne portali e siti di ecommerce.

Cosa si trova nel dark web

Come specificato nell’introduzione, molte delle attività che si svolgono nel dark web non sono legali. Ciò non vuol dire, però, che siano necessariamente malvage. Vagando di portale in portale, ad esempio, sarà possibile acquistare armi, documenti falsi e sostanze stupefacenti di ogni tipo, ma non solo. Il dark web è anche il luogo deputato allo scambio di documenti riservati tra giornalisti e le loro fonti (il cosiddetto whistleblowing). La garanzia dell’anonimato, infatti, permette anche persone particolarmente esposte di entrare in contatto con cronisti e giornalisti d’inchiesta, fornendo loro soffiate, dritte e fonti primarie sulle quali costruire i loro reportage.

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