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Elon Musk spiega come nascono le bufale

Non ci voleva un genio per capirlo, ma Musk lo ha ammesso chiaramente: X non è in grado di capire se condividiamo per approvazione o per sdegno e, così, nascono le bufale

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Se su X (ex Twitter) trovate solo bufale, fake news e post tossici che incitano all’odio la colpa è vostra, che non condividere abbastanza gattini e cuccioli pelosi. Non è uno scherzo: è proprio quello che, indirettamente, ha scritto Elon Musk in persona ricondividendo un post di un utente di X e facendo ulteriori precisazioni.

Precisazioni dalle quali emerge, in buona sostanza, che è possibile manipolare l’algoritmo di X per far diventare virali i contenuti tossici e le fake news. Nulla di nuovo, direte voi, ma la differenza questa volta è che a dirlo è Musk in persona.

Come funziona l’algoritmo di X/Twitter

Precisiamo, innanzitutto, che X mette a disposizione dei suoi utenti due feed di notizie: il primo, quello della tab "Per te", è gestito dall’algoritmo e il secondo, quello della tab "Seguiti", mostra in ordine cronologico i post pubblicati da tutti i profili seguiti dall’utente. Tutto il discorso che segue riguarda soltanto il feed "Per te".

Elon Musk ha condiviso, confermandolo e approvandolo, un post di un utente che ricordava ai suoi follower di condividere privatamente ogni tanto post di cuccioli con i nostri amici e parenti, affinché il loro feed non diventi tossico.

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Il post condiviso da Elon Musk, a sua volta, era la ricondivisione di un altro post in cui Musk ha aggiunto ulteriori dettagli su come funziona l’algoritmo d X:

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In pratica Musk ha spiegato che l’algoritmo è programmato per dare per scontato che, se condividiamo un post su un argomento, quell’argomento ci interessa. Ciò è vero, in particolare, se condividiamo privatamente quel contenuto con qualcun altro.

Musk, inoltre, ammette che la piattaforma al momento non è abbastanza "smart" da fare una differenza tra contenuti condivisi per approvazione e contenuti condivisi per critica.

Inoltre Musk ha spiegato che se commentiamo un post di un utente, allora vedremo più spesso i contenuti di quell’utente. Lui stesso, che è notoriamente pro Donald Trump, ammette di vedere spesso i post di Kamala Harris perché ogni tanto ne commenta qualcuno per criticarlo.

La colpa è dei social o degli utenti?

A prendere per buone le parole di Musk sull’algoritmo di X, e non possiamo che prenderle per buone visto che X è di sua proprietà, sembra evidente che la piattaforma voglia scaricare la responsabilità dei contenuti tossici sugli utenti, lavandosene le mani affermando che basterebbe ignorarli.

In questo modo, però, l’utente si priva della libertà di condividere e commentare le notizie che non gradisce, perché altrimenti non fa altro che favorirne la diffusione. Un bel problema, per la piattaforma che ha fatto del "free speech" la sua bandiera.

Tutto questo, tra l’altro, proprio mentre il fondatore e CEO di Telegram Pavel Durov è agli arresti domiciliari in Francia (anche) perché non ha fatto nulla per bloccare la circolazione di notizie pericolose sulla sua piattaforma.

Questa impostazione è esattamente quella che alle autorità europee non piace, perché si scontra con i principi espressi nel nuovo regolamento DSA (Digital Services Act) che prevede espressamente che le piattaforme social esercitino una moderazione attiva per limitare la circolazione di notizie false, contenuti che incitano alla violenza o in altro modo pericolosi.

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