SCIENZA

Perché le montagne dell'Himalaya stanno diventando sempre più difficili da vedere

L'allarme inquinamento nella valle di Kathmandu: non si riesce più a vedere l'Himalaya: ecco cosa sta accadendo ormai da molti anni

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Cosa sta accadendo alle vette dell’Himalaya? Per quanto incredibile possa sembrare, questo spettacolo, tra i più celebri al mondo, sta per sparire alla vista. Oggi infatti la bellezza delle montagne più alte del pianeta è spesso offuscata da un velo di inquinamento. Questa coltre dura ormai tutto l’anno, trasformando questo skyline in un mare uniforme di fumo e polveri.

Cielo grigio sull’Himalaya

Un tempo sia i mesi primaverili che autunnali, dunque da marzo a maggio e da ottobre a novembre, garantivano dei cieli limpidi nell’area intorno all’Himalaya. Oggi lo scenario è totalmente differente. La cosiddetta “stagione secca” si è infatti estesa fino a dicembre.

Ciò ha fatto precipitare la qualità dell’aria e ha ridotto la visibilità a poche migliaia di metri. Occorre fare i conti con dei banchi di particolato (PM10, PM2.5), microfibre e fuliggine. Resta tutto sospeso nell’aria, creando una foschia perenne. Tutto ciò avvolge la valle di Kathmandu e le regioni circostanti.

Disagi concreti

Un report della BBC sottolinea come lo smog non colpisca soltanto i turisti a terra. Basti pensare che ad aprile scorso un volo internazionale ha dovuto compiere quasi 20 circuiti d’avvicinamento prima di riuscire a trovare le giuste condizioni per atterrare a Kathmandu.

L’aeroporto è circondato da colline e montagne e si richiede una visibilità elevata per planare. Tutto ciò si traduce in concreti rischi di ritardi, cancellazioni e, inevitabilmente, rincari.

Le cause sono molteplici. Le emissioni veicolari e industriali della capitale sono di certo in cima alla classifica. Vengono poi aperti incessantemente nuovi cantieri, che, insieme al traffico di mezzi privati e pubblici, spingono verso l’alto i livelli di particolato.

Per non parlare della combustione ormai incontrollata dei rifiuti e la pratica agricola del “fuoco post raccolto”. Quest’ultimo problema riguarda soprattutto le regioni settentrionali, dove stoppe e sterpaglie vengono regolarmente date alle fiamme.

Per non parlare poi dei monsoni sempre più irregolari, con fasi siccitose più lunghe, alternate a rovesci intensi. Tutto ciò impedisce agli agenti inquinanti di disperdersi in atmosfera.

Emergenza sanitaria

L’effetto più evidente è di certo quello dei panorami offuscati, ma qui si parla di una vera e propria emergenza sanitaria in atto. A Pokhara, nel 2024 sono stati registrati ben 168 giorni di fila di fitta foschia, rispetto ai 23 di appena quattro anni prima. Tutto ciò ha un impatto devastante su malattie respiratorie e cardiovascolari.

Anche sul versante indiano, in Uttarakhand e in Pakistan occidentale, le cime che un tempo erano nitide, ora restano invisibili. Una porzione di mondo devastata dalle coltri di smog, che si estendono ormai ben oltre i confini nepalesi.

Si parla di haze himalayano e contrastarlo richiederebbe una strategia multilivello:

  • normative più severe sulle emissioni;
  • normative più severe sulla gestione dei rifiuti;
  • incentivi alla mobilità elettrica;
  • pratiche agricole alternative al “fuoco”;
  • sistemi di monitoraggio continuo della qualità dell’aria.

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