SCIENZA

Inquinamento, abbiamo trovato nanoplastica tra i ghiacci dei Poli

Le nanoplastiche sono più piccole e tossiche delle microplastiche, e inquinano le acque da 50 anni: anche tra i ghiacci dei Poli è stata trovata nanoplastica

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I rifiuti di plastica e le particelle che questo materiale produce quando si degrada sono uno dei più gravi problemi del nostro tempo. Spesso i rifiuti di plastica finiscono in mare: alcune volte si creano isole di spazzatura talmente grandi da diventare l’habitat di alcuni animali, altre volte particelle di plastica vengono trovate nei nostri ghiacciai, nei fiumi e nei mari. Ora, per la prima volta, la nanoplastica è stata trovata nei ghiacci di entrambi i Poli.

L’inquinamento da plastica

Non dobbiamo confonderci: le microparticelle di plastica sono diverse dalle nanoplastiche. Queste ultime sono più piccole e tossiche, e fino a ora erano meno diffuse delle microparticelle di plastica, che invece sono già state trovate nelle acque di tutto il mondo. Le nanoplastiche sono particelle molto leggere, che possono spostarsi nell’ambiente in diversi modi.

Ciò che hanno in comune è che l’impatto di entrambe sulla nostra salute è ancora sconosciuto. Se non conoscono gli effetti nel dettaglio, gli scienziati possono dire con certezza che hanno superato il limite di sicurezza per l’umanità. Le persone mangiano e respirano inavvertitamente da 2mila a 7mila microplastiche al giorno e un recente studio ha rivelato che le particelle causano danni alle cellule umane.

“Le nanoplastiche sono molto attive dal punto di vista tossicologico rispetto alle microplastiche” ha spiegato Dušan Materić, ricercatore dell’Università di Utrecht che ha guidato la ricerca di nanoplastica ai Poli e ha pubblicato lo studio sulla rivista scientifica Environmental Research.

La plastica nei due Poli

L’inquinamento da plastica è stato trovato dalla cima del monte Everest alle profondità degli oceani. Studi precedenti hanno trovato nanoparticelle di plastica nei fiumi del Regno Unito, nell’acqua di mare del Nord Atlantico e nei laghi della Siberia, e nella neve delle Alpi austriache. Per la prima volta, la nanoplastica è stata trovata anche nelle regioni polari dell’Artide e dell’Antartide, rendendola ufficialmente pervasiva in tutto il mondo.

L’analisi di un campione lungo 14 metri della calotta glaciale della Groenlandia ha rivelato che la contaminazione da nanoplastica nella regione è iniziata almeno 50 anni fa. I ricercatori hanno anche scoperto che un quarto delle particelle proveniva da pneumatici. “Non mi sorprende aver trovato plastica, ma mi sorprende averla trovata così in profondità”, ha spiegato Materić. La microplastica era già stata trovata in passato nelle zone artiche.

Si pensa che le nanoplastiche siano state soffiate in Groenlandia dai venti provenienti dalle città del Nord America e dell’Asia. Le nanoparticelle trovate invece nel ghiaccio McMurdo Sound in Antartide sono probabilmente state trasportate dalle correnti oceaniche.

I ricercatori hanno trovato 13 nanogrammi di nanoplastica per millilitro di ghiaccio sciolto in Groenlandia, ma quattro volte di più nel ghiaccio antartico. Nell’Artide, la metà delle nanoplastiche è il polietilene usato in sacchetti di plastica monouso e imballaggi. Un quarto sono particelle di pneumatici e un quinto erano polietilene tereftalato, il famoso PET che forse abbiamo capito come smaltire in modo sostenibile e che è usato per fare bottiglie di plastica e abbigliamento.

Anche nel ghiaccio antartico la metà delle nanoplastiche è polietilene, ma il secondo in quantità è il polipropilene, usato per contenitori di cibo e tubi. Nessuna particella di pneumatici è stata trovata in Antartide, che è più distante dalle aree popolate.

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