Fotografata per la prima volta una parte del Sole mai vista
Svolta epocale nello studio dello "space weather": prime foto ad alta risoluzione del Polo Sud solare. Rivoluzioneranno lo studio delle tempeste solari

Non abbiamo mai visto il Sole così. Siamo ora in possesso delle prime immagini del Polo Sud solare. La sonda Solar Orbiter dell’Agenzia Spaziale Europea ha infatti catturato le prime foto in assoluto di questa porzione della nostra stella. Un passo decisivo per la comprensione del comportamento del Sole e la previsione delle tempeste solari.
Il meteo spaziale
Per la prima volta nella nostra storia possiamo osservare da vicino il Polo Sud del Sole. È tutto merito della missione dell’ESA, Solar Orbiter. È così giunta sulla Terra una serie di immagini e video a elevata risoluzione.
Materiale scientifico che non ha precedenti, letteralmente. Stando a quanto riportato dall’Agenzia, potrebbe finalmente garantire delle risposte a uno dei più grandi enigmi dell’astrofisica: i comportamenti dei campi magnetici solari.
Questi sono infatti i principali responsabili delle tempeste solari che, quando risultano essere tremendamente intense, possono interferire con i satelliti, disturbare le comunicazioni radio e mettere in crisi le reti elettriche sul nostro pianeta.
Per quanto rappresenti la nostra fonte di vita, il Sole è anche un potenziale rischio per tutti noi. Per questo motivo, ha sottolineato la direttrice scientifica dell’ESA Carole Mundell, “capire come funziona è una priorità globale”.
Il ruolo cruciale del Polo Sud
Il Sole vanta dei cicli d’attività della durata di 11 anni, circa. Si alternano fasi di quiete a periodi di intensa turbolenza. Nel corso del periodo tranquillo, i poli magnetici risultano stabili. Il ciclo però avanza e i campi magnetici diventano sempre più caotici, fino a invertire la polarità.
Questo processo scatena delle espulsioni di massa coronale, così come venti solari, che possono colpire il nostro pianeta. Al fine di riuscire a comprendere realmente questo ciclo, fino in fondo, mancava un tassello: l’osservazione diretta delle zone polari.
“Abbiamo trovato il pezzo mancante del puzzle”, ha spiegato la professoressa Lucie Green dell’University College London. Ora siamo in grado di seguire i flussi di plasma, così come i movimenti dei campi magnetici verso le regioni polari.
L’obiettivo finale è quello di generare dei modelli predittivi dello “space weather”, che possano essere affidabili. In questo modo, gli operatori satellitari, così come i gestori di reti energetiche, potranno prepararsi per tempo a eventi solari estremi.
Nuove mappe chimiche del Sole
Solar Orbiter non si è però limitata a questa osservazione visiva. Sulla sonda c’è spazio infatti per lo strumento SPICE, progettato per rilevare linee spettrali emesse da elementi chimici come:
- idrogeno;
- ossigeno;
- carbonio;
- magnesio;
- neon.
Il tutto a diverse temperature. Ora gli scienziati possono tracciare per la prima volta il movimento delle particelle nel vento solare. Si apre dinanzi a noi una finestra su una comprensione sempre più dettagliata dei meccanismi che generano le espulsioni di massa coronale.
Le immagini del Polo Sud mostrano un’atmosfera solare brillante, con temperature che raggiungono il milione di gradi Celsius, interrotta qua e là da nuvole di gas più fredde, comunque superiori ai 100.000 gradi.