Cinema e AI, esiste un modo etico per usare questa tecnologia?
Asteria è una nuova casa di produzione che punta a usare l’intelligenza artificiale in modo etico nel cinema, come strumento creativo e non come sostituto umano
Negli ultimissimi anni l’intelligenza artificiale ha compiuto passi da gigante nella generazione di video realistici. Le reazioni sono contrastanti: da un lato entusiasmo per le possibilità creative, dall’altro timori per l’impatto su professionisti e industrie, in particolare quella del cinema. A Hollywood l’uso dell’IA è già una realtà, anche se spesso genera (ancora) più allarme che risultati convincenti. In questo contesto si inserisce Asteria, una nuova casa di produzione americana che immagina un futuro in cui l’IA e i registi possano davvero collaborare come partner creativi. Ma in modo diverso da come, secondo il suo fondatore, molti — anche a Hollywood — immaginano.
Asteria, la casa di produzione che vuole cambiare l’uso della IA
Fondata nel 2024 da Bryn Mooser, regista e produttore noto anche per aver creato la casa di produzione documentaristica XTR, Asteria nasce con un obiettivo preciso: integrare l’intelligenza artificiale nei processi creativi del cinema, ma in maniera etica, trasparente e rispettosa dei diritti.
Il progetto è nato in collaborazione con Moonvalley, un’azienda tecnologica che ha sviluppato per Asteria un proprio modello generativo video chiamato Marey. A differenza di molti strumenti sul mercato, Marey è stato addestrato solo su materiale che non genera problemi legali e controversie legate al copyright.
Asteria sta sviluppando il suo primo lungometraggio live-action, “Uncanny Valley”, scritto e diretto da Natasha Lyonne. Il film racconterà la storia di un’adolescente che inizia a vedere il mondo come un videogioco: le sequenze più surreali saranno generate con l’IA, ma con l’intento di integrarle in modo armonico nella visione creativa della regista, senza che appaiano come semplici “effetti speciali digitali”.
In che modo la IA può essere (davvero) usata per fare cinema
Per Mooser, gran parte del dibattito sull’intelligenza artificiale nel cinema nasce da una visione distorta. «Quando abbiamo iniziato a pensare alla costruzione di Asteria, era evidente per noi, come registi, che c’erano grossi problemi nel modo in cui l’IA veniva presentata a Hollywood», ha dichiarati Mooser alla testata The Verge.
«Era chiaro che gli strumenti non erano stati creati da nessuno che avesse mai realizzato un film. L’idea del text-to-video, dove dici “fammi un nuovo film di Star Wars” e il sistema lo genera, è qualcosa che la Silicon Valley pensava la gente volesse, e che credeva realmente possibile».
Chi fa davvero cinema però, come viene spiegato da Mooser, sa che questo non è possibile né desiderabile. La regia, il ritmo, le inquadrature e le emozioni richiedono un controllo profondo e gli attuali strumenti di generazione video sono poco adatti alle esigenze reali di registi e sceneggiatori.
E se l’IA non sostituisse i creativi, ma li supportasse?
Asteria propone un approccio opposto. Invece di usare l’IA per sostituire i creativi, vuole offrirla come strumento nelle loro mani, addestrabile sullo stile visivo di un artista o di un regista e capace di generare elementi coerenti con la loro visione. In questo modo, l’IA non diventa una macchina che “inventa da sola” un film, ma un’estensione delle capacità di chi crea.
Secondo Mooser, questa tecnologia potrebbe ridurre i costi di produzione e consentire a registi indipendenti di realizzare opere ambiziose con budget molto più contenuti — 10 o 20 milioni di dollari, anziché 150 — e con maggiore controllo creativo.
Nell’approfondimento di The Verge, Mooser non nega che si creeranno meno posti di lavoro nei team tradizionali, ma spera che molti professionisti possano evolvere verso nuovi ruoli tecnici o artistici legati all’uso dell’IA. L’importante, secondo lui, è mantenere la centralità dell’idea e dell’autorialità: solo così l’IA potrà diventare davvero uno strumento al servizio del cinema e non un suo rimpiazzo.