Cos’è il misterioso luminoso anello avvistato nello Spazio?
Grazie al telescopio spaziale James Webb abbiamo delle immagini con una definizione straordinaria di un misterioso anello che lega due stelle
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James Webb si conferma una delle cose migliori che siano mai successe alla scienza in generale, e a quella astronomica in particolare. Rimanda sulla Terra immagini molto preziose, storiche, che risolvono dubbi e aprono nuove prospettive agli scienziati.
Una delle ultime è quella di un bellissimo e misterioso anello azzurro.
L’anello fotografato da James Webb
Grazie agli strumenti all’avanguardia di cui è dotato, il telescopio spaziale James Webb è in grado di fotografare e poi mandare sulla Terra nebulose e costellazioni lontanissime e mai viste prima in una definizione molto alta.
Le ultime immagini, postate anche su Instagram dalla NASA, sono della nebulosa planetaria Anello del Sud (il cui nome scientifico è NGC 3132) e della sua coppia di stelle, legate da un anello di gas e polveri: come dice proprio su Instagram la NASA, “finché morte non le separi”.
Questo perché sono bloccate sulla stessa orbita, e si ruotano intorno da milioni di anni. Una delle due stelle è più giovane e luminosa, l’altra debole e sbiadita: quest’ultima sta morendo, e quindi sta espellendo gas e polveri che il telescopio spaziale James Webb riesce a osservare con un dettaglio senza precedenti. Grazie alle straordinarie fotografie che sono state scattate, gli scienziati hanno scoperto che la stella che sta morendo è in realtà immersa in polvere e gas galattici.
La vita di questa coppia di stelle è stata lunga, e lo sarà ancora: quando diciamo che una stella sta “morendo” non bisogna immaginare una fine rapida o immediata, ma un processo lunghissimo, che può durare migliaia e migliaia di anni. A un certo punto, questi delicati strati gassosi nell’Anello del Sud si disperderanno nello spazio che li circonda.
Quella Anello del Sud rientra nella categoria delle “nebulose planetarie”: un nome che può indurre in errore, perché non per forza contengono un pianeta. Sono state chiamate così perché i primi astronomi che le hanno osservate, centinaia di anni fa, non avevano gli strumenti che abbiamo noi e hanno dato per scontato che al centro ci fosse un oggetto celeste, un pianeta. In realtà si tratta di gusci di polvere e gas rilasciati da stelle simili al Sole quando muoiono. Grazie a James Webb, potremo scoprirne molto di più sul loro conto: il telescopio è infatti una meravigliosa e potente macchina del tempo che può farci esplorare l’universo in lungo e in largo, nello spazio e nel tempo.
La tecnologia di James Webb
Le foto scattate alle due stelle della nebulosa Anello del Sud sono state possibili grazie a strumenti tecnologici all’avanguardia montati sul telescopio spaziale James Webb.
In particolare sono stati usati la NIRCam e la MIRI. La prima è una fotocamera a raggi infrarossi, che vede le lunghezze d’onda tra 0,6 a 5 micron e allinea la luce rilevata dai 18 esagoni che compongono il telescopio James Webb. La MIRI invece vede le lunghezze d’onda nel medio infrarosso tra 4,9 e 28,8 micrometri, che servono per vedere gli esopianeti caldi in modo diretto, le galassie lontane e le polveri e i gas di ammassi di stelle.
In questo caso, quindi, le stelle hanno attirato l’attenzione della NIRCam, mentre la polvere incandescente è protagonista nell’immagine MIRI. E questi sono solo due degli strumenti all’avanguardia che potrebbero permettere a James Webb di rimanere nello spazio molto più del previsto.