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SCIENZA

Il telescopio Webb della NASA avvista per la prima volta le aurore su Nettuno

Un team di scienziati è riuscito per la prima volta a fotografare l'aurora boreale su Nettuno: un altro risultato ottenuto grazie al telescopio spaziale James Webb

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Aurore su Nettuno Fonte foto: NASA, ESA, CSA, STScI, Heidi Hammel (AURA), Henrik Melin (Northumbria University), Leigh Fletcher (University of Leicester), Stefanie Milam (NASA-GSFC)

Non ha fine lo straordinario percorso scientifico garantito dal telescopio spaziale James Webb. Grazie a esso, infatti, siamo riusciti per la prima volta a ottenere immagini dell’aurora boreale su Nettuno.

L’aurora su Nettuno

Dati alla mano, tutto lasciava intendere che Nettuno, il gigante ghiacciato del Sistema Solare, potesse manifestare un’attività aurorale. La comunità scientifica non era però mai stata in grado di comprovare questa tesi. Erano stati forniti soltanto piccoli indizi in maniera.

Il motivo di tale complessità nella fase di ricerca risiede nel fatto che Nettuno orbita a 4,5 miliardi di chilometri dalla Terra, ovvero una distanza più di 30 volte superiore a quella che intercorre tra Terra e Sole.

L’ottavo e ultimo pianeta del Sistema Solare, inoltre, orbita in un’area remota e gelida. Ciò non ha reso decisamente facile o conveniente il suo raggiungimento. Ad oggi, infatti, soltanto una sonda vi ha fatto visita. Si parla di Voyager 2 e dell’anno 1989.

Fu allora che gli scienziati ottennero informazioni preziose sulla possibile attività aurorale nell’atmosfera di Nettuno. Qualcosa di impossibile però da catturare con i telescopi terrestri. Un discorso differente, oggi, grazie al telescopio spaziale James Webb che, dal 2021 a oggi, continua a sorprenderci. Siamo dunque in grado di mostrare un’immagine di tale spettacolo luminoso.

La ricerca scientifica

Le prime immagini dell’aurora boreale su Nettuno sono state fornite da un team di ricerca internazionale, guidato da scienziati dell’Università della Northumbria, nel Regno Unito. Hanno collaborato con diversi istituti, dal Dipartimento di Astronomia dell’Università di Boston all’Associazione delle Università per la Ricerca in Astronomia di Washington, così come l’Università di Leicester e il Goddard Space Flight.

Il tutto sotto la coordinazione del professor Henrik Melin, impegnato in un progetto durao due anni. Nettuno è stato infatti posto nel mirino di James Webb a giugno 2023. I dati sono stati raccolti grazie allo spettrografo nel vicino infrarosso. Il grado di sensibilità in questa lunghezza d’onda ha reso possibile l’esperimento. I ricercatori sono stati infatti in grado di intercettare la presenza del catione triidrogeno (H3+). Un elemento chiave, essendo questo associato alle aurore su altri pianeti giganti:

  • Saturno;
  • Giove;
  • Urano.

Sappiamo che la formazione delle aurore è frutto dell’interazione tra gli elementi nell’alta atmosfera e il vento solare. Di fatto lungo le linee del campo magnetico vanno distribuendosi delle particelle elettricamente cariche, che si illuminano degli spettacolari colori che ben conosciamo, al contatto con gli atomi. Viene così liberata energia e si concretizzano degli archi aurorali.

A differenza di quanto avviene sulla Terra, però, su Nettuno le aurore non hanno una distribuzione polare. È infatti orientata verso l’equatore. Ciò a causa di un campo magnetico distorto, piegato di 47° rispetto all’asse di rotazione di Nettuno (a sua volta inclinato di più di 28° rispetto al piano dell’orbita).

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