Non siamo soli, ma siamo arrivati dove nessuno era stato: la scoperta
Il telescopio di NASA ed ESA James Webb continua a stupire con l'osservazione di due galassie eccezionali che finora erano sfuggite a tutti
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Ormai non ci sono più aggettivi per descrivere il telescopio James Webb delle agenzie spaziali NASA ed ESA. Le scoperte rese possibili da questo sofisticato dispositivo crescono di settimana in settimana, come testimoniato da quella delle ultime ore che ha a che fare con alcune galassie particolari.
In poche parole, James Webb ha individuato galassie primordiali che fino ad oggi erano rimaste nascoste alla vista, compresa una che si sarebbe formata circa 350 milioni di anni dopo il Big Bang. Servono ancora delle verifiche per degli annunci ufficiali, ma gli astronomi si sono già sbilanciati con delle affermazioni importanti.
Galassie eccezionali
Secondo quanto riferito dagli esperti, infatti, tra le galassie individuate dal telescopio ce ne sarebbe una che è addirittura più “antica” rispetto a quella da record mai catturata da Hubble, vale a dire 400 milioni di anni dopo l’inizio dell’Universo. Questo vuol dire che le stelle potrebbero essersi formate ancor prima di quanto si sia sempre immaginato. Le nuove scoperte di James Webb sono state rese pubbliche in un articolo apparso nella rivista specializzata “Astrophysical Journal Letters”. I risultati sono stati dettagliati da un team internazionale guidato dall’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics”. Le galassie eccezionali di cui si parla sono sostanzialmente due.
La prima si dovrebbe essere formata appunto 350 milioni di anni dopo il Big Bang, mentre l’altra 450 milioni di anni. Per confermare questi calcoli servirebbero delle osservazioni all’infrarosso da parte del telescopio James Webb, di conseguenza per il momento il record deve essere messo “in stand-by”. Tra l’altro, non è neanche la prima volta che si parla di galassie vicinissime alla fase iniziale dell’Universo. Ad esempio, alcuni ricercatori hanno parlato negli anni di scoperte simili cercando di corroborare il tutto con numeri molto precisi, però sono necessarie delle verifiche anche per queste ricostruzioni scientifiche. D’altronde, è un periodo particolare per annunci di questo tipo.
Gli altri dati necessari per descrivere le galassie
Come ha avuto modo di sottolineare Garth Illingworth dell’Università della California, coautore dell’articolo apparso nei giorni scorsi sulle nuove galassie finora invisibili, è un momento speciale per le scoperte in questione, con un annuncio preliminare dopo l’altro. Per detenere un record, comunque, bisogna avere a disposizione dati reali, anche se gli scienziati dell’articolo apparso sulla rivista “Astrophysical Journal Letters” sembrano sapere il fatto loro. Gli autori dello studio hanno parlato di prove “solide quanto basta”, in primis per la galassia che si sarebbe formata 350 milioni di anni dopo il Big Bang.
Vale la pena ricordare come quest’ultimo sia un modello cosmologico secondo cui l’Universo avrebbe iniziato a espandersi molto rapidamente, un processo che prosegue ancora oggi. Il fatto che sia stata accertata la presenza di radiazioni cosmiche di fondo ha convinto gli scienziati in merito all’inizio di evento simile allo stesso Big Bang circa 14 miliardi di anni fa. Si tratta di una teoria con dei limiti, visto che non può descrivere in modo adeguato la condizione iniziale dell’Universo, riuscendo però a spiegare in maniera dettagliata cosa sia successo da un determinato arco temporale in poi. Nei prossimi mesi potrebbero esserci degli aggiornamenti molto interessanti proprio da questo punto di vista.