SCIENZA

La terribile nuova teoria sui Maya che potrebbe avverarsi (ancora una volta)

Qualcosa che è accaduto in passato alla civiltà dei Maya, e che ha contribuito a distruggerla, sta per verificarsi di nuovo. E bisogna correre ai ripari, al più presto

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Si dice che la storia si ripeta e, sulla carta, dovrebbe anche insegnarci qualcosa. Ma è davvero così? Stando a una recente ricerca sui Maya non si direbbe, dato che ciò che ha distrutto questa antica civiltà potrebbe distruggere, e neanche tanto lentamente, anche noi.

A farcelo presente è il rapporto stilato da un team di ricercatori degli USA, che ha preso in esame ben 800 anni di storia della civiltà Maya e, in particolare, ha analizzato la nascita, lo sviluppo e lo sfacelo di Mayapan, capitale dell’impero e simbolo della sua tragica fine.

Il collasso della civiltà Maya

Sappiamo perfettamente che l’arrivo dei conquistadores ha giocato un ruolo decisivo nella fine della civiltà Maya, ma non è tutto qui. Gli storici Douglas Kennet, Marylin Masson e David Hodell, delle Università di Santa Barbara e Albany, hanno ripercorso nel loro studio l’intera storia del collasso dell’impero prendendo in esame la situazione precedente all’arrivo dei conquistatori europei.

Da numerosi documenti è emerso quanto la civiltà Maya fosse straziata da conflitti interni e da crisi relative alla gestione delle risorse, anche questa una cosa piuttosto nota. Ma cosa li ha causati? La risposta, a quanto pare, è una. E per noi è una pessima notizia: la siccità. Il cambiamento del clima, divenuto sempre più torrido, avrebbe infatti esercitato una forte pressione su diversi livelli e scatenato una profonda divisione interna.

Il caldo torrido e le tensioni interne

Nel loro rapporto, pubblicato sul giornale scientifico Nature Communications, Kennet, Masson e Hodell hanno elencato e incluso una serie di fonti che non lasciano spazio a diverse interpretazioni: il cambiamento climatico che ha interessato i territori Maya (dal nord del Messico all’America centrale) ha intensificato le tensioni interne alla città, interrompendo la linearità delle politiche e delle scelte economiche della classe dirigente e influenzando il tutto in maniera evidentemente negativa.

La siccità ha infatti influito sulla produzione agricola e alimentare, facendo sì che la distribuzione delle risorse non fosse più equa. Ciò ha portato non solo a un enorme malcontento, ma anche a rivolte sanguinose e alla scelta, da parte di tanti abitanti di Mayapan, di abbandonare la città ritenendo la situazione troppo grave e pericolosa.

Successivamente, la stessa Mayapan è stata interamente evacuata e pare che nei giorni immediatamente precedenti all’evacuazione sia stata scavata un’enorme fossa comune che, sempre stando agli studi di Kennet, Masson e Hodell, avrebbe compreso anche i corpi dei membri della famiglia dei Cocom, i capi di Stato. Ciò indica chiaramente l’inquietudine sociale e la fine violenta e sanguinosa della civiltà.

Il rischio per la nostra società

Kennet, Masson e Hodell ci ricordano che la storia si ripete. Nel documentare la fine di Mayapan e dell’intera civiltà Maya, gli studiosi sottolineano che il riscaldamento globale ci sta conducendo a un punto di rottura che può essere evitabile solo se si prendono immediati provvedimenti.

Altrimenti, la sorte di tutte le civiltà presenti sulla Terra è a rischio, perché, sottolineano gli scienziati, il modo in cui gli esseri umani rispondono e si comportano in condizioni avverse dovute a cambiamenti ambientali come carestia e siccità è complesso. Meglio prevenire che curare, insomma. Ci riusciremo?

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