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Pezzotto: col nuovo decreto rischiano tutti grosso

Approvate definitivamente le modifiche alla legge che potrebbero coinvolgere tutta l'industria digitale italiana nelle inchieste contro il pezzotto: chiunque sa deve denunciare, o verrà denunciato

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Il decreto Omnibus 2024 è stato definitivamente approvato, con la fiducia, alla Camera dei Deputati e, con esso, anche gli emendamenti relativi alla normativa sul diritto d’autore e alla lotta alla pirateria online. I cosiddetti “emendamenti anti pezzotto“, quindi, sono ufficialmente legge e, adesso, praticamente tutti gli attori della filiera italiana di Internet possono essere accusati di essere complici dei pirati.

Ciò vuol dire anche, con la nuova normativa, che persino i rappresentanti legali di Google Italia ora rischiano fino ad un anno di galera perché, come ha spiegato su LinkedIn Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy di Google Italy, le URL per le quali Google potrebbe essere denunciata sono 9,7 miliardi.

Ma Google non è stata l’unica a criticare pesantemente la nuova norma: per una volta, infatti, praticamente tutto il panorama degli attori dell’industria digitale italiana è concorde nel ritenere sbagliata la risposta alla pirateria data dal Governo e dalla sua maggioranza in parlamento.

Decreto Omnibus: cosa cambia per la pirateria

Un emendamento del decreto Omnibus 2024 ha modificato l’articolo 171-ter della legge sul diritto d’autore, inserendo un nuovo obbligo: chiunque, nella filiera dei dati, venga a conoscenza di un traffico dati potenzialmente pirata deve denunciarlo entro 48 ore. Altrimenti rischia fino ad un anno di carcere e 516 euro di multa.

E per “chiunque” si intendono proprio tutti: Internet Provider, motori di ricerca, piattaforme di erogazione dei contenuti e intermediari di vario tipo, compresi i gestori di VPN e DNS distribuiti.

In buona sostanza chi gestisce, anche marginalmente, il traffico dei dati di Internet in Italia adesso ha la responsabilità di controllare se tale traffico viola la legge oppure no. Qualora un flusso dati pirata venga scoperto senza una precedente denuncia da parte degli attori della filiera, infatti, tali attori potrebbero essere successivamente coinvolti dalle indagini per non aver fatto denuncia in tempo.

Tutti contro il decreto Omnibus 2024

Contro queste novità si è alzata una vera e propria levata di scudi da parte di tutta l’industria digitale italiana. La prima reazione, quella di Google, è una delle più forti ma anche quella che stupisce di più perché, appena un paio di settimane fa, il commissario AGCOM Massimiliano Capitanio aveva dichiarato che, finalmente, la sua Autorità aveva trovato un proficuo dialogo con i motori di ricerca.

Dopo l’approvazione del decreto Omnibus, però, il direttore degli Affari Pubblici di Google Italia Diego Ciulli stronca la normativa:

Sotto l’etichetta di “contrasto alla pirateria”, ieri il Senato ha approvato una norma che obbliga le piattaforme digitali a comunicare all’autorità giudiziaria tutte le violazioni di diritto d’autore – presenti, passate e future – di cui vengano a conoscenza. Lo sapete quante sono nel caso di Google? Al momento, 9.756.931.770.

Alle novità del decreto aveva già risposto, dopo l’approvazione degli emendamenti in Senato, l’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) definendole una “Iniziativa irresponsabile che, nel solo interesse della lobby del calcio, calpesta gli operatori, l’Autorità e l’ecosistema Internet“.

Di parere simile ASSTEL-Assotelecomunicazioni (cioè Confindustria), secondo cui la nuova normativa “Ostacola l’approccio collaborativo usato fino ad oggi” per combattere la pirateria online.

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