SCIENZA

Prima missione sugli asteroidi gioviani: la mossa inaspettata della NASA

Uno dei due pannelli che alimentano Lucy, la sonda NASA che studierà gli asteroidi di Giove, non si è mai aperto del tutto. Ma la NASA ha un piano per sistemarlo.

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Fonte: Southwest Research Institute

La sonda Lucy è partita pochi mesi fa per un lunghissimo viaggio in direzione degli asteroidi gioviani. Quella di Lucy è la prima missione diretta verso gli asteroidi troiani di Giove: in 12 anni la sonda esplorerà otto diversi corpi celesti – un asteroide della fascia e ben sette gioviani – nell’itinerario di viaggio più complesso mai progettato per una sonda spaziale.

Il viaggio di Lucy verso gli asteroidi

“La missione Lucy rivoluzionerà la nostra conoscenza delle origini e della formazione del Sistema Solare”, si legge nel comunicato NASA che lanciava la storica missione verso gli asteroidi di Giove, come l’australopiteco Lucy illuminò la scienza dell’evoluzione umana.

Quelli verso cui si sta dirigendo Lucy, i cosiddetti asteroidi troiani, sono piccoli corpi celesti molto scuri che viaggiano sulla scorta di Giove in equilibrio sui diversi punti di Lagrange del sistema orbitale del gigante gassoso. Quelli di Giove non sono gli unici asteroidi troiani nel Sistema Solare: anche la Terra ha i suoi, ma quelli di Giove hanno delle peculiarità.

I troiani di Giove si sono formati, nella prima fase di formazione del Sistema Solare, dagli scarti di materiale che non finirono a costruire i pianeti e gli altri corpi celesti: lo studio di questi asteroidi è quindi in grado di rivelare importanti informazioni sulla formazione dei pianeti che orbitano intorno al Sole.

Il viaggio di Lucy per raggiungere i troiani gioviani è tra i più complicati di sempre: raggiungerà nel 2027 il suo primo obiettivo, la nuvola troiana sul Punto Lagrange 4, dove sorvolerà i primi 4 asteroidi; poi tornerà vicino alla Terra, per eseguire una fionda gravitazionale che la lancerà verso la seconda tappa della missione, la nuvola L5, dove incontrerà altri 3 troiani gioviani. Per concludere, la sonda del programma Discovery della NASA visiterà 52246 Donaldjohanson, un asteroide della fascia principale.

Lucy opererà a 853 milioni di chilometri dal Sole: sarà la missione in assoluto più lontana dalla stella, tra quelle alimentate a energia solare: i grandi pannelli tondi da 500 W della sonda sono essenziali, affinché la lunga missione alla scoperta dei troiani possa avere il successo sperato.

Il nuovo tentativo di spiegare le ali

Poco dopo il lancio di Lucy da Cape Canaveral, avvenuto lo scorso 16 ottobre 2021, i tecnici della NASA hanno subito notato un’anomalia nelle operazioni di dispiegamento dei pannelli solari della sonda.

Uno dei due grandi array costruiti da Northrop Grumman non si è aperto completamente, lasciando ipotizzare nelle prime ore un dispiegamento “tra il 75% e il 95%”. Lucy è comunque diretta con successo verso la sua destinazione, e il problema del pannello difettoso – non preoccupante per l’esito della missione – sembrava essere passato in secondo piano.

Lo scorso 18 aprile, invece, la NASA ha fatto sapere che porterà a termine i piani per completare il dispiegamento del pannello a ventaglio rimasto sospeso a un’apertura di circa 345°. Il pannello sta producendo sufficiente energia, si legge nelle dichiarazioni del team della NASA: la preoccupazione non deriva dalla potenziale carenza di energia dovuta al pannello difettoso, bensì dal fatto che questo non sia ben agganciato alla nave madre.

Nella configurazione attuale, se Lucy dovesse eseguire una manovra guidata dalla propulsione principale, il pannello “semi-fluttuante” potrebbe subire dei danni, quelli sì in grado di comprometterne la funzionalità.

Le operazioni di riparazioni inizieranno molto presto: la prima fase della missione è programmata per la settimana del 9 maggio. Non potremo andare fisicamente a sistemare l’ala non dispiegata di Lucy, come avvenne per il Telescopio Spaziale Hubble: Lucy è già troppo lontana dalla Terra, nel suo viaggio di sei anni verso il gigante del Sistema Solare, quindi le operazioni avverranno dai centri della NASA. I tecnici proveranno prima a verificare le possibilità di tensione del pannello, senza agganciarlo. Se le verifiche andranno come previsto poi, a distanza di circa un mese, si procederà con il tentativo vero e proprio.

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