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Saremo invasi da articoli scritti dai bot?

Come verranno giudicati gli articoli scritti dalle intelligenze artificiali da Google e dagli altri motori di ricerca, che si basano sempre di più sulle intelligenze artificiali?

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Fonte: Shutterstock

Dall’esordio di ChatGPT, cioè dallo scorso dicembre, il mondo dei contenuti digitali non è più lo stesso perché è ormai chiaro come sia possibile far creare ad un bot un articolo, senza che tale articolo sia palesemente scritto da un bot: c’è una elevata possibilità che l’utente non si accorga affatto che c’è qualcosa di strano in quel pezzo, che a scriverlo non è stato un umano ma un algoritmo.

Tutti si chiedono, a questo punto, come verranno valutati da Google (e dagli altri motori di ricerca, come Bing) questi articoli: riusciranno a raggiungere le prime posizioni nelle pagine dei risultati delle ricerche, oppure verranno sbattuti in decima pagina affinché gli utenti possano leggere solo contenuti scritti dagli umani? La risposta a questa domanda è arrivata e a molti non piacerà.

Contenuti scritti dall’AI: nessuna penalizzazione

Google ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida per i quality rater, che in buona sostanza è il documento di riferimento al quale tutti coloro che scrivono per Internet dovrebbero fare riferimento ai fini del posizionamento tra i risultati di ricerca, per essere “i primi su Google“, come si dice impropriamente.

In queste nuove linee guida, per la prima volta, Google dichiara in che modo verranno considerati e valutati i contenuti prodotti dalle intelligenze artificiali (tutte, non solo ChatGPT): Big G ha scritto nero su bianco che non saranno penalizzati.

In pratica Google afferma che non sarà un problema pubblicare un articolo scritto da un bot: il sito non verrà declassato, quell’articolo potrebbe diventare persino “il primo su Google“. E poiché gli utenti si fidano di Google, finiranno per fidarsi dell’intelligenza artificiale.

Google, però, ha ribadito il concetto di sempre: verranno premiati gli articoli ricchi di informazioni e penalizzati quelli “poveri“, copiati o poco affidabili. Google, dunque, continuerà a non tollerare i contenuti spam, cioè testi scritti di bassa qualità, poco utili per chi legge o peggio ancora pericolosi perché offrono informazioni errate o tentano di truffare il lettore. Siano essi scritti da umani (com’è stato finora) sia da intelligenza artificiale poco importa: Google proverà a penalizzarli.

AI per scrivere, AI per cercare

L’intelligenza artificiale non verrà usata solo per scrivere gli articoli, ma anche per cercarli. E ciò avverrà in modo sempre più massiccio. L’accelerazione avuta negli ultimi giorni, quando Microsoft ha dichiarato che la integrerà nei suoi servizi e nel motore di ricerca Bing, mentre Google che ha presentato Bard, la sua intelligenza artificiale che sarà applicata anche alla ricerca sul Web.

In entrambi i casi gli algoritmi di AI verranno usati per capire meglio cosa sta chiedendo l’utente che cerca qualcosa e per darglielo. Il rischio, però, è che alla fine un’intelligenza artificiale finisca per scegliere un articolo scritto da un’altra intelligenza artificiale, selezionandolo tra altre migliaia di contenuti simili, tutti scritti da intelligenze artificiali.

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