SCIENZA

La strana pioggia di Giove che spiega la nascita della Terra

Un nuovo studio convalida una vecchia teoria, che vorrebbe piogge di elio e idrogeno abbattersi sui pianeti gassosi del nostro Sistema Solare.

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La pioggia è uno dei più frequenti eventi atmosferici, praticamente banale routine per noi terrestri. Eppure una forma particolare di pioggia poterebbe esistere anche nello spazio, e “bagnare” in qualche modo altri mondi del nostro Sistema Solare.

Si tratta di precipitazioni che, come capirete, hanno una composizione differente da quella a cui siamo abituati sulla Terra. Mentre misteriose nuvole si stagliano sul cielo di Marte, i ricercatori hanno infatti scoperto che su alcuni pianeti potrebbero piovere materiali assai particolari, come i diamanti su Nettuno o idrogeno e elio su Giove e Saturno. Un’ipotesi, questa, impossibile da validare fino a poco tempo fa, ma che oggi trova un’importantissima conferma che potrebbe avere risvolti rivoluzionari nell’osservazione spaziale.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature ha infatti esposto consistenti prove sperimentali a sostengo di questa teoria, mostrando che la pioggia di elio è possibile a determinate condizioni di temperatura e pressione all’interno di questi corpi celesti. Per portare avanti l’esperimento, il team del Lawrence Livermore National Laboratory ha utilizzato celle a incudine di diamante per comprimere una miscela di idrogeno ed elio a 4 gigapascal, vale a dire 40.000 volte l’atmosfera terrestre. Solo successivamente gli scienziati hanno sfruttato ben 12 raggi laser per lanciare delle violente onde d’urto, allo scopo di comprimere ancora di più il campione fino a pressioni tra i 60 e i 180 GPa.

I risultati ottenuti tramite la simulazione, hanno quindi spinto gli esperti ad ipotizzare che sui pianeti gassosi del nostro Sistema Solare – quindi proprio Giove e Saturno – potrebbero piovere elio e idrogeno. I dati sono importanti perché aiuteranno gli scienziati planetari a capire meglio e più in profondità come questi pianeti si sono formati e in seguito evoluti, e di conseguenza a studiare la formazione stessa del Sistema Solare.

Non solo, per Raymond Jeanloz, co-autore della pubblicazione e professore di astronomia all’Università di Berkeley, questo spiegherebbe anche come la Terra sia riuscita a prendere forma e a sopravvivere quasi del tutto intatta. In particolare, è Giove a suscitare interesse: si pensa abbia contribuito a proteggere, anche grazie alle sue piogge, la regione più interna del nostro sistema planetario, in cui si è formato il nostro pianeta. Vedremo se altre ricerche ci daranno indicazioni più precise, a patto che l’annoso problema dei rifiuti spaziali venga risolto per permettere agli scienziati una rilevazione chiara di quanto accade – o è accaduto – tra le stelle.

Andrea Guerriero

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