SCIENZA

Il supercomputer che anticipa il futuro presto sarà realtà: l'esperimento con i vulcani

I vulcani fanno paura? In futuro diventeranno una minaccia meno seria, grazie ai supercomputer come quelli americani che hanno previsto un'eruzione

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Fonte: 123RF

Secondo lo scrittore Italo Svevo, ogni volta che si guarda una montagna bisognerebbe aspettarsi che si trasformi in un vulcano. Fortunatamente i vulcani sono meno numerosi rispetto alle vette “innocue”, altrimenti sarebbe difficile gestire ogni eruzione. A dire il vero, comunque, in futuro proprio questi fenomeni potranno essere previsti in grande anticipo.

Non molto tempo fa si è capito come il Mare di Santorini dovrebbe fornire un grande aiuto in questo senso, mentre invece i ricercatori americani vogliono affidarsi alla tecnologia. Si sta parlando dei supercomputer, già sfruttati per intuire con la bellezza di cinque mesi di anticipo un’eruzione vulcanica avvenuta alle Galapagos.

L’episodio è datato 2018: è accaduto nel mese di giugno, ma già a gennaio si sapeva con precisione cosa sarebbe successo. Il modello che funge da “veggente” è stato sviluppato in ogni dettaglio dai ricercatori dell’Università dell’Illinois. Il primo test è avvenuto mediante due dispositivi di sicuro affidamento, il Blue Waters e l’iForge. Nel primo caso si tratta di un supercomputer progettato dal National Center for Supercomputing Applications (NCSA) dello stesso ateneo a stelle e strisce, un progetto da ben 208 milioni di dollari. L’iForge non è molto diverso da questo strumento, con altissime performance che fanno al caso di industrie e piattaforme di ogni tipo.

Il primo esperimento

I risultati dell’esperimento sui vulcani sono stati pubblicati nella rivista specializzata “Science Advances” e rappresentano un passo da gigante per quel che concerne la vulcanologia mondiale. Patricia Gregg è la docente che ha guidato un team che si è occupato di elaborare una quantità impressionante di dati. Vale la pena ricordare come questo stesso modello sia stato impiegato nel 2008 destando grande curiosità per la ricostruzione perfetta dell’eruzione di un altro vulcano, l’Okmok che si trova in Alaska. Queste strutture geologiche potranno in futuro aiutarci nella lotta contro l’emissioni di carbonio, ma le loro eruzioni vanno sempre monitorate con la massima attenzione.

La data individuata con precisione

A distanza di qualche anno, i ricercatori si sono concentrati su altri vulcani, individuando il Sierra Negra come quello più adatto per la previsione. Il luogo in questione è stato infatti definito come un “ottimo banco di prova”, soprattutto per le attività sismiche e le emissioni di gas. I supercomputer hanno capito come il vulcano delle Galapagos sarebbe diventato instabile e pericoloso nel periodo compreso tra il 25 giugno e il 5 luglio. Le probabilità di un’eruzione erano altissime e in effetti l’ipotesi si è trasformata prontamente in realtà. La data prevista non è stata “intercettata” per colpa di un solo giorno di ritardo, un risultato di grande rilievo.

A rendere l’esperimento un vero e proprio successo ci ha pensato il calcolo ad alte prestazioni che fino a quel momento non era mai stato preso in considerazione per i vulcani. I futuri risvegli infuocati potrebbero dunque rappresentare una minaccia meno seria, anche se serviranno altri studi per approfondire meglio l’argomento. D’altronde i vulcani esercitano un fascino irresistibile in ogni ambito, come testimoniato dal progetto della NASA che ha sviluppato un mini-robot per esplorarne in profondità i meandri. Con un’attenzione così alta, in futuro sarà impossibile non capire quando arriverà il momento di tenersi alla larga da questi fenomeni.

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