Telegram cancella migliaia di canali fake e dà una lezione a Twitter
Dopo che i cybersquatter dell'Iran si erano impossessati del 70% dei nomi canale di Telegram il Ceo Pavel Durov ha deciso di cancellare tutto e rimettere all'asta i nomi dominio
In casa Telegram è tempo di pulizie: Pavel Durov, ideatore e CEO del servizio di messaggistica istantanea, con un messaggio dal suo canale Telegram, ha annunciato di aver concluso una maxi pulizia degli account fake. Questo progetto è partito, come rivela lo stesso Durov, a metà agosto è ha già consentito la cancellazione di migliaia e migliaia di utenti che avevano fatto man bassa di indirizzi pubblici.
Con l’annuncio però, Durov, fornisce anche alcuni dati interessanti, che fanno comprendere quanto il fenomeno dei falsi account sulle piattaforme social possa essere esteso, quanti danni economici e d’immagine possa fare e perché è fondamentale effettuare operazioni di pulizia. Scrive Durov nel suo messaggio: “Fino a poco tempo fa, il 70% di tutti i nomi utente di Telegram era stato rilevato da cybersquatter dall’Iran in canali inattivi. Ciò ha creato un cimitero di nomi utente morti che hanno ingolfato i risultati di ricerca e impedito a milioni di utenti di Telegram di selezionare indirizzi pubblici appropriati per i propri account, gruppi e canali“.
Account Fake: non è solo un problema di Telegram
Con il suo messaggio, Durov ha ammesso che Telegram è stato preso di mira da cybersquatter dell’Iran che si sono appropriati del 70% di nomi utente personalizzati associati da Telegram a una URL pubblica, come nomi di marchi, aziende, personaggi pubblici ecc. per rivenderli o semplicemente tenerli in ostaggio per una qualche futura richiesta di riscatto o per attivare truffe online.
Ma chi sono i Cybersquatter? Uno “squatter“, in inglese, è un inquilino abusivo e come gli squatter della vita reale entrano in una proprietà altrui senza alcun diritto legale e se ne impossessano, così il cybersquatter prende possesso senza alcun diritto di un nome dominio, un canale, o una identità altrui per poi lucrarci.
Il problema su Telegram, come ammesso dallo stesso Durov, però era diventato insostenibile. Infatti, a causa di questi utenti inattivi e falsi, era diventato impossibile, per gli utenti regolari, aprire nuovi canali o gruppi con un nome corretto. Come spiega lo stesso Durov: “Gli utenti che desideravano acquisire questi nomi utente riservati spesso non ricevevano risposta o finivano per essere truffati“.
I cybersquatter frequentano però anche altri social oltre a Telegram: da Twitter a Facebook a Instagram, se ne trovano a milioni.
Il che ci fa venire subito in mente la battaglia che Elon Musk sta conducendo nei confronti di Twitter per conoscere quanti siano effettivamente gli utenti fake come i cybersquatter presenti sul social dell’uccellino.
Telegram mette all’asta i nomi utente
Durov, nel messaggio, indica anche la soluzione che sarà adottata da Telegram per impedire che il ciclo dei cybersquatter si riproponga: “Reintrodurremo gradualmente il 99% di questi indirizzi nell’uso pubblico, questa volta con limitazioni algoritmiche e di geolocalizzazione in modo che più utenti, e non solo pochi eletti, possano trarne vantaggio. Per quanto riguarda i nomi utente brevi di maggior valore, il modo più efficiente ed equo per distribuirli sembra essere l’asta che ho menzionato nel mio post precedente. In questo modo, coloro che acquisiscono questi link accattivanti saranno motivati a farne buon uso e a portare valore ai nostri utenti con contenuti originali ospitati presso indirizzi t.me riconoscibili“.
Il messaggio precedente a cui fa riferimento Durov, riguarda il trasferimento dei nomi utente/dominio su Telegram acquistati all’asta con il procedimento della blockchain, ossia un sistema digitale che certifica e blinda ogni passaggio da acquirente a proprietario.
Probabilmente qualche utente se ne risentirà, perché vedrà sfumare la possibilità di fare della speculazione a buon mercato. Ma Duriv, ha iniziato a dimostrare che la tecnologia può essere usata anche per evitare truffe online.