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SICUREZZA INFORMATICA

Durov ammette: Telegram collabora con governi e forze dell'ordine

Dopo l’arresto in Francia, Pavel Durov, il fondatore di Telegram, risponde alle accuse dell’autorità dicendosi aperto al dialogo con Governi e forze dell’ordine

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telegram Fonte foto: nikkimeel / Shutterstock.com

Pochi giorni fa in Francia, Pavel Durov il fondatore di Telegram è stato arrestato con l’accusa di aver creato una piattaforma di messaggistica dove “regna l’anarchia” e che mette a disposizione dei criminali strumenti di comunicazione che consentono loro di organizzarsi in totale anonimato.

A questo di aggiungono le accuse verso l’applicazione di non avere alcuna forma di moderazione interna, né tantomeno filtri automatici per bloccare le conversazioni che riguardano temi sensibili come droga, armi e altri illeciti.

Oltretutto, stando sempre alle dichiarazioni provenienti dalla Francia, Telegram non collaborerebbe nemmeno con le autorità giudiziarie, impedendo l’accesso alle chat, anche in caso di “contenuti sensibili” come terrorismo e affini.

Accuse molto dure a cui è lo stesso Pavel Durov a rispondere nel primo post sul suo canale Telegram dopo l’arresto.

La risposta di Durov alle autorità

Per prima cosa, Durov definisce l’arresto “sorprendente per diversi motivi”, andando a smentire passo passo le accuse delle autorità francesi che, invece, avrebbero potuto rivolgere le loro domande direttamente al rappresentante della piattaforma nell’UE.

Lo stesso Durov ha confermato di essere sempre disponibile per le autorità che, stando sempre alle sue dichiarazioni, hanno molti modi per contattarlo, soprattutto quando è stato ospite del consolato francese a Dubai.

A questo si aggiunge l’incredulità del fondatore di Telegram nel veder rivolte nei suoi confronti, accuse per crimini commessi da terze parti sulla piattaforma che gestisce.

In risposta, poi, a quella che potrebbe essere l’accusa più pesante ai danni della piattaforma di messaggistica, Durov non esita a definire come “complicato” trovare il giusto equilibrio tra privacy e sicurezza nel pieno rispetto della legge e, chiaramente, delle leggi dell’UE.

Tuttavia, ribadisce anche il suo impegno e l’impegno di Telegram a collaborare con i vari enti di regolamentazione, coi Governi e con le Forze dell’Ordine, restando però sempre fedeli ai propri principi e alla chiara volontà di difendere gli utenti dalle violazioni perpetrate dai regimi autoritari.

Un’apertura al dialogo, dunque, ma tenendo sempre ben a mente privacy e sicurezza e, se le condizioni in un dato paese non lo consentono, dichiarandosi pronti a fare un passo indietro e a lasciare quel paese, così come accaduto in Russia quando il governo chiese le chiavi di crittografia per la sorveglianza dei cittadini o in Iran quando è stato chiesto a Telegram di bloccare i canali dove si riunivano i manifestanti pacifici.

Insomma, secondo Durov, le affermazioni dei media che definisco la sua piattaforma un “paradiso anarchico” sono assolutamente false e il CEO assicura che quotidianamente vengono eliminati milioni di canali a rischio mantenendo anche linee di comunicazione diretta con le ONG per assolvere rapidamente alle richieste di moderazione più urgenti.

Il futuro di Telegram

Il recente aumento del numero di utenti che utilizzano Telegram (arrivati a circa 950 milioni) ha causato qualche “problema” al sistema che, forse anche a causa di un team di gestione ridotto, ha permesso il proliferare delle attività illegali.

E ad ammettere la cosa è lo stesso Pavel Durov sul suo canale personale, dove però promette anche di impegnarsi assiduamente per migliorare i controlli sulla piattaforma e garantire a tutti privacy e sicurezza, ma soprattutto un intervento più celere nel controllo e nella rimozione dei contenuti ritenuti non idonei.

Come non è ancora chiaro, ma sembra che qualcosa sia già in movimento e, forse già dalle prossime settimane, ci saranno ulteriori aggiornamenti.

 

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