SCIENZA

Potrebbero aver trovato qualcosa di inatteso nel fondo dell'Oceano grazie a un’immagine sonar

Sul fondo dell'Oceano Pacifico è apparso qualcosa di insolito: potrebbe essere l'aereo "perduto" di Amelia Earhart? Sarebbe una scoperta sensazionale.

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Fonte: iStock | Ph. todamo

Sono passati oltre 85 anni dalla scomparsa di Amelia Earhart, pioniera dell’aviazione al femminile: partita per una nuova, mirabolante impresa a bordo del suo fidato Lockheed, di lei non si seppe più nulla e il relitto dell’aereo non è mai stato ritrovato. Forse, uno dei misteri più grandi di sempre sta per essere svelato. Una recente spedizione ha infatti catturato un’immagine sonar che promette davvero bene: potrebbe essere davvero ciò che resta dell’aereo scomparso della Earhart?

Il mistero del relitto di Amelia Earhart

Nel 1937, l’aviatrice statunitense Amelia Earhart partì assieme al suo navigatore Fred Noonan per quello che doveva essere il primo giro del mondo in aereo compiuto da una donna. Salita a bordo del Lockheed 10-E Electra, un particolare monoplano bimotore, decollò il 2 luglio da Lae (Nuova Guinea) e si diresse verso l’isola di Howland, un piccolo atollo corallino nell’Oceano Pacifico sudoccidentale, per fare rifornimento. Non vi arrivò mai, e di lei – così come di Noonan – non si ebbero più notizie. Fino ad oggi, la sua scomparsa è stata avvolta nel mistero.

Molte persone sono rimaste affascinate dalla figura di Amelia, tra di essi spicca senza dubbio Tony Romeo: ex ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica militare, è l’amministratore delegato di Deep Sea Vision, azienda che egli stesso ha fondato e che ha dotato di un drone sottomarino da 9 milioni di dollari, in grado di scansionare il fondale oceanico. Così, lo scorso anno si è messo a caccia di relitti aerei che finora sono rimasti nascosti nelle profondità marine, sperando in cuor suo di imbattersi proprio in quello della Earhart. Forse, il suo desiderio è stato esaudito.

La scoperta sul fondo dell’Oceano

Romeo e il suo equipaggio hanno lavorato a lungo, scansionando ben 13.500 km quadrati di fondale oceanico tra la Nuova Guinea e l’isola di Howland. Avevano quasi perso le speranze quando, proprio nell’ultimo giorno della loro spedizione, qualcosa è apparso sul sonar: “Abbiamo passato 100 giorni senza trovare nulla. E poi eccolo lì, viene visualizzato sullo schermo. E ti rendi conto in quel momento che siamo stati i primi ad aver visto l’aereo di Amelia in qualcosa come 86 anni. È stato un momento incredibile”. In effetti, l’uomo non ha molti dubbi sull’autenticità del suo ritrovamento, perché l’immagine sonar sembra mostrare le due distintive pinne stabilizzatrici sul retro dell’aereo e le dimensioni sono molto simili a quelle del bimotore della Earhart.

Tuttavia, gli esperti sono decisamente più scettici. L’archeologa subacquea Megan Lickliter-Mundon, ad esempio, ritiene che sia necessario acquisire ulteriori immagini sonar da diverse angolazioni, e poi utilizzare un veicolo radiocomandato con videocamera per vedere se l’aereo ha numeri di serie o contrassegni. D’altra parte, sarebbe anche abbastanza sorprendente se il relitto fosse intatto come sembrerebbe nell’immagine del sonar, visto che ha passato più di 85 anni sott’acqua. Altri archeologi dubitano addirittura che quello ricomparso sia un aereo.

Andrew Pietruszka, dello Scripps Institution of Oceanography di La Jolla (California), ammette che potrebbe essere un “rumore” nel sistema sonar o una caratteristica geologica sul fondo dell’Oceano. “Non c’è modo di dire con certezza che si tratti di un aereo. Per me, nella migliore delle ipotesi, potresti dire di avere un obiettivo promettente che potrebbe essere un aereo” – ha affermato l’archeologo subacqueo. In effetti, potrebbe anche essere un relitto qualunque: in quell’area, sono affondati molti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale. Solo ulteriori indagini potranno svelare finalmente il mistero.

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