Dopo l'Etna anche sul vulcano Stromboli è stata osservata un'intensa attività eruttiva
Un vulcano pronto a eruttare viene costantemente monitorato: dopo l'Etna, a dare una certa preoccupazione è lo Stromboli. La sua attività è blanda ma intensa.
Periodo d’intensi movimenti sotto la superficie della Terra: sembrerebbe esserci un altro vulcano pronto a eruttare dopo l’Etna. Questa volta si tratterebbe dello Stromboli, che ha destato un certo allarme in seguito al recente intensificarsi della sua attività. Che cosa dicono gli studiosi?
Lo Stromboli è un vulcano pronto a eruttare?
Il vulcano Stromboli, nelle Isole Eolie, ha recentemente suscitato l’interesse della comunità scientifica e degli abitanti della zona dove si erge per via di un’intensa attività eruttiva, registrata dal 10 al 16 febbraio. Mentre l’Etna domina le prime pagine dei media per le sue imponenti eruzioni, anche il vulcano messinese ha dato segnali di una certa vivacità, seppur in forma diversa.
Stromboli, noto per la sua attività eruttiva continua e moderata, ha mostrato una sequenza di esplosioni, principalmente collocabili nell’area craterica settentrionale. Questo fenomeno, chiamato spattering, si è tradotto in un’intensa emissione di materiale piroclastico e gas, con la produzione di un accumulo lavico che si è andato ad aggiungere alla già instabile morfologia del vulcano.
L’attività dello Stromboli si è caratterizzata da un ritmo piuttosto regolare, con una frequenza di eventi eruttivi che variava tra le 8 e le 13 esplosioni all’ora, segno di una dinamica interna che, seppur meno spettacolare di quella di altri vulcani, non è secondaria in termini di interesse scientifico.
Le esplosioni, pur mantenendosi d’intensità bassa e media, sono state sufficienti a generare colonne di fumo e materiale piroclastico che si sono innalzate dalla sommità del vulcano, visibili a distanze anche notevoli. Nonostante la forza di queste esplosioni fosse contenuta, il rischio associato a tali eventi non è stato sottovalutato. Le eruzioni, infatti, potrebbero generare colate laviche lungo la cosiddetta Sciara del Fuoco, la grande valle del cratere che scende a picco sul mare, un percorso naturale per i flussi di lava potenzialmente in grado di minacciare la sicurezza della zona circostante.
Il monitoraggio costante della situazione
Oltre alla lava, un altro fenomeno associato a queste eruzioni potrebbe essere il crollo di rocce o la formazione di valanghe di detriti, fenomeni che si sono già verificati in passato e che rappresentano una delle principali cause di allarme. Tali eventi possono riversarsi nella Sciara del Fuoco con velocità sorprendenti, raggiungendo il mare o, in casi estremi, le aree abitate.
L’osservazione satellitare ha permesso di monitorare l’attività termica sull’area sommitale del vulcano, rivelando livelli generalmente bassi di calore, ma comunque sufficienti a indicare un’intensa attività sotterranea.
La situazione a Stromboli, purtroppo, non consente di escludere l’insorgenza di esplosioni più violente, con una potenziale intensificazione della fase eruttiva. Sebbene la frequenza di eventi di bassa e media intensità sia stata la norma, gli esperti dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) avvertono che la situazione potrebbe evolversi rapidamente. L’imprevedibilità di tali fenomeni è una caratteristica sostanziale dei vulcani attivi, che spesso possono passare da fasi tranquille a momenti di grande intensità in tempi relativamente brevi.
Nel corso dei sette giorni di eruzioni osservati, gli scienziati hanno potuto acquisire dati preziosi sul comportamento di Stromboli, che potrebbe fornire informazioni utili anche per prevenire danni futuri. Il monitoraggio costante da parte di centri di ricerca e osservatori locali è cruciale per garantire la sicurezza delle persone che abitano sull’isola e per comprendere meglio le dinamiche che caratterizzano questo vulcano.
In conclusione, non è possibile sapere con certezza se Stromboli sia un vulcano pronto a eruttare con conseguenze di un certo rilievo, tuttavia la sua attività ricorda che anche i vulcani considerati “dormienti” o stabili possono, in determinati periodi, rispondere in modo improvviso e violento, cambiando le condizioni ambientali e costringendo a rivedere continuamente i piani di sicurezza e monitoraggio. La ricerca scientifica continua a rappresentare uno strumento fondamentale per mitigare i rischi legati a tali fenomeni naturali.