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Audio 3D: le differenze tra Dolby Atmos, DTS:X, Apple Spatial Audio e Google Spatial Audio

Sempre più dispositivi audio sono compatibili con almeno un formato di audio "spaziale" o 3D: ecco come funziona questa tecnologia e perché è utile

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Una delle ultime tendenze nel settore dell’intrattenimento domestico è l’audio 3D, una funzione che troviamo sempre più spesso sia nelle cuffiette wireless di fascia alta che nelle soundbar e nelle Smart TV. Ma, a dire il vero, non c’è un solo tipo di audio tridimensionale: al contrario, ci sono tante tecnologie audio spaziale in competizione tra loro.

Apple Spatial Audio, Dolby Atmos, Google Spatial Audio e DTS:X sono le più famose. Tutte hanno in comune una cosa: usano pochi speaker fisici per simulare un audio “spaziale“, cioè posizionato in modo ben preciso nello spazio che circonda l’ascoltatore.

Audio binaurale

Una delle tecnologie spesso usate dai sistemi di audio 3D è il cosiddetto “audio binaurale“. Si tratta di un particolare modo di registrare la sorgente audio che imita il modo in cui l’orecchio umano ascolterebbe quella sorgente sonora.

Ciò permette di dare tridimensionalità all’audio ma il trucco funziona solo se si ascolta il suono con le cuffie, perché i flussi audio destro e sinistro devono essere ben separati tra di loro.

Audio spaziale basato su oggetti

L’audio spaziale basato su oggetti, invece, riesce a simulare la posizione di un “oggetto sonoro” anche quando viene riprodotto con degli speaker aperti e riesce a simulare anche il suono di un oggetto che si muove nello spazio.

Come nel caso dell’audio binaurale, anche per l’audio a oggetti si tratta di modificare l’onda sonora per ingannare il cervello e fargli credere che il suono provenga da più vicino, più lontano, da destra, sinistra, davanti o dietro.

Audio spaziale e tracciamento della testa

Uno dei metodi più raffinati per implementare l’audio spaziale è il tracciamento della posizione della testa, tramite giroscopi e accelerometri posizionati nelle cuffie.

Grazie a questo sistema è possibile riprodurre un audio spaziale molto più preciso, perché viene preso in considerazione anche il movimento della testa di chi ascolta.

Apple Spatial Audio

Apple Spatial Audio è una tecnologia proprietaria di Apple, che può essere utilizzata solo sui dispositivi recenti di Apple o di Beats (che è un’azienda di Apple).

Tra i sistemi di audio spaziale è uno dei più evoluti, perché combina audio spaziale basato su oggetti e tracciamento della testa, quindi il suono cambia in continuazione se l’utente si muove nella stanza e ciò aumenta moltissimo il coinvolgimento emotivo durante l’ascolto.

Google Spatial Audio

Google Spatial Audio è l’equivalente sviluppato da Google dell’audio spaziale di Apple. E’ disponibile sulle cuffiette Pixel Buds di Google ed è anch’esso molto raffinato, perché usa sia il tracciamento della testa che gli oggetti sonori.

A partire da questa tecnologia, e in collaborazione con Samsung, Google sta sviluppando Immersive Audio Model and Formats (IAMF). Si tratta di un audio spaziale open source e senza royalties, pensato principalmente per i sistemi audio delle Smart TV e per le soundbar, che farà concorrenza alle soluzioni commerciali a partire da fine 2024.

Dolby Atmos

Il Dolby Atmos è probabilmente il formato di audio spaziale più diffuso e conosciuto, visto che ci sono moltissimi film e videogiochi che hanno la traccia audio in Dolby Atmos.

Si tratta di un altro sistema proprietario e chi lo vuole usare e implementare nei propri dispositivi deve pagare le royalties, motivo per cui non tutti i produttori di dispositivi audio scelgono di implementarlo.

Dolby Atmos si basa sugli oggetti audio e riesce a dare il meglio nelle configurazioni con altoparlanti “down-firing” e “up-firing“, che “sparano” il suono verso il pavimento o verso il tetto per farlo rimbalzare in modo da scavalcare l’ascoltatore, simulando così un oggetto sonoro posizionato dietro l’utente.

DTS:X

DTS:X è il concorrente diretto di Dolby Atmos ed è un formato royalty free. Per molti aspetti è anche tecnicamente superiore, ad esempio per il bitrate (1,5 Mbps contro 768 kbps), ma è poco utilizzato dalle piattaforme di streaming, quindi ci sono pochi contenuti DTS:X a disposizione.

Un altro vantaggio del DTS:X è quello di non aver bisogno dei canali up-firing e down-firing per simulare in modo realistico un vero sistema surround fisico.