Apple chiuderà l'App Store? Cosa ha deciso la UE
Il Digital Markets Act approvato in Europa obbliga le grandi aziende tecnologiche di software e hardware a condividere le app anche su store diversi: ecco come Apple si sta organizzando.
A causa del Digital Markets Act (DMA) approvato in Europa e che entrerà in vigore da marzo 2023, Apple sarà costretta a condividere le sue app anche con store di terze parti. Secondo quanto riferisce sulle pagine di Bloomberg, il giornalista e esperto Apple Mark Gurman, nei prossimi mesi a Cupertino, tra ingegneri e responsabili dei servizi, proveranno a rispondere alle richieste europee.
Il Digital Markets Act che sarà adottato nei 27 Stati dell’Unione europea introduce il sideloading, ossia la possibilità di caricare software da fonti diverse e non solo presso gli store ufficiali. Nel caso di Apple, significa che sarà possibile scaricare le app di Apple non più esclusivamente dall’App Store.
Cos’è il sideloading e perché interessa Apple
Il sideloading, introdotto in Europa con il Digital Markets Act, consiste nella possibilità di poter caricare software da fonti diverse dal produttore. Nel caso di Apple significa che sarà possibile caricare le app da fonti diverse dall’App Store.
Apple è preoccupata per questa nuova modalità di condivisione del software poiché le app presenti su App Store sono controllate e monitorate scrupolosamente da Cupertino prima di essere poste in distribuzione e vendita.
Per prevenire eventuali problemi relativi alla sicurezza del software e in rispetto ai rigorosi standard di sicurezza, secondo le informazioni riportate da Bloomberg, Apple starebbe valutando alcune modalità di controllo con il fine di proteggere i suoi sistemi operativi, ad esempio effettuare uno screening preventivo delle app scaricate da terze parti (cioè da store diversi da App store). In merito però non ci sono certezze e su tavolo al momento girano solo tante proposte. Incluso il fatto che il controllo e verifica di qualità e sicurezza dell’app prima che sia posta in uso su un dispositivo Apple possa essere a pagamento.
Inoltre, sempre secondo il DMA, Apple dovrà considerare la possibilità di aprire il proprio software e hardware come fotocamere, NFC, tecnologie di localizzazione e componenti dell’iPhone e dell’iPad agli sviluppatori di terze parti. Anche in questo caso, ci sono proposte ma nessuna decisione è stata ancora presa.
Apple non avrà più l’esclusiva delle sue app
Sappiamo come Apple la pensi in merito alla sicurezza e alla privacy e per questo negli anni ha costruito un sistema chiuso e controllato dove è possibile scaricare le app che funzionano sui suoi dispositivi: dagli iPhone, iPad o Mac.
Ma sicurezza e privacy hanno un costo che ricade sugli sviluppatori di app a pagamento, grandi o piccoli che siano, che devono versare a Apple una percentuale del 30% sulle vendite dei loro prodotti su App Store e anche sugli utenti che spesso acquistano le app con un prezzo maggiorato.
Un paio di anni fa, Epic Games fece causa a Apple proprio perché non condivideva il fatto che dovesse versare una quota del 30% all’azienda di Cupertino per consentire agli utenti di Fortnite di scaricare il gioco sui dispositivi della melamorsicata. Oppure, Twitter consente di accedere al servizio di abbonamento premium da App Store a 11 dollari per chi si abbona da dispositivi iOS, contro gli 8 dollari di chi sottoscrive l’abbonamento dal sito sito web.
L’Europa fa da apripista
L’Europa ha introdotto per la prima volta queste novità e sembra probabile che possa trattarsi di un cambio di passo così epocale, in grado di coinvolgere anche altri Paesi.
Il Digital Markets Act entrerà in vigore in primavera e le aziende avranno tempo fino al 2024 per rispondere adeguatamente alle richieste dell’Unione Europea. Solo il tempo ci dirà se Apple troverà una risposta adeguata che soddisfi i legislatori e i consumatori europei ma anche il business di Cupertino. Ciò che è certo, è che il Digital markets Act cambierà dal 2024 il modo in cui le aziende tecnologiche muovono i loro affari nel Vecchio Continente.