I buchi neri di materia oscura potrebbero attraversare il sistema solare facendo oscillare i pianeti
I buchi neri primordiali potrebbero attraversare il Sistema Solare e gli scienziati fare scoperte sulla materia oscura grazie alle lievi oscillazioni provocate ai pianeti
Secondo recenti ricerche, i buchi neri sarebbero in grado di attraversare il nostro Sistema Solare ogni dieci anni circa.
Logico chiedersi, quindi, quale effetto avrebbero sui pianeti e sulla Terra.
Effetti dei buchi neri primordiali sul Sistema Solare
I buchi neri primordiali (PBH), che le teorie descrivono come formatisi subito dopo il Big Bang, potrebbero attraversare il nostro Sistema Solare una volta ogni decade, stando ai risultati di recenti studi.
Questi buchi neri, dalle dimensioni estremamente ridotte rispetto ai buchi neri supermassicci presenti nei nuclei delle galassie, potrebbero avere un impatto minimo, ma rilevabile, sulla Terra e sugli oggetti celesti circostanti. La loro presenza, infatti, potrebbe causare piccole variazioni nelle orbite dei pianeti e lievi perturbazioni nei sistemi di satelliti, come quelli utilizzati per il GPS. Ma il vero valore di questi buchi neri sarebbe legato alle informazioni che potrebbero fornire su una delle più grandi incognite dell’astrofisica moderna: la materia oscura.
Secondo un rapporto dell’American Physical Society (APS), i PBH sarebbero in grado di attraversare il nostro sistema solare con una certa regolarità senza, però, causare effetti catastrofici. L’impatto sarebbe assai limitato, considerando che la loro massa non è sufficiente a provocare eventi devastanti per i pianeti o le stelle. Tuttavia, un passaggio sufficientemente ravvicinato a un pianeta potrebbe lasciare delle tracce misurabili. Un esempio di questo tipo di effetto è stato descritto dalla cosmologa Sarah Geller, ricercatrice dell’Università della California. Geller ipotizza che se un PBH dovesse passare vicino a Marte, potrebbe causare un leggero “dondolio” nell’orbita del pianeta. Questa piccola variazione grazie alle attuali tecnologie di monitoraggio astronomico, potrebbe essere rilevabile.
Oltre ai pianeti, i PBH sarebbero in grado d’influenzare anche i satelliti artificiali che orbitano intorno alla Terra. Secondo il cosmologo Sébastien Clesse e i suoi colleghi, un buco nero primordiale di passaggio nelle vicinanze della Terra provocherebbe un cambiamento nell’altitudine dei satelliti, anche se di piccola entità. Tale tipologia di perturbazione potrebbe essere rilevata dai sistemi di navigazione satellitare.
La comprensione della materia oscura
Al di là degli effetti immediati sul nostro Sistema Solare, i buchi neri primordiali rappresentano una finestra su una delle questioni più intriganti dell’astrofisica moderna: la materia oscura che costituisce circa l’85% della massa dell’Universo, ma non emette né riflette luce, rendendola invisibile e difficile da rilevare direttamente. Si ritiene che la sua presenza condizioni la struttura e il comportamento delle galassie, ma la sua natura rimane ancora un mistero.
Alcuni scienziati ipotizzano che i buchi neri primordiali possano costituire una parte della materia oscura. Secondo i calcoli di diversi ricercatori, tra cui Clesse, almeno un PBH potrebbe attraversare il Sistema Solare ogni decennio. Se fosse possibile rilevare il passaggio di uno di questi buchi neri, e misurare il suo effetto su pianeti e satelliti, si dimostrerebbe possibile ottenere indizi cruciali sulla composizione della materia oscura.
Finora, rilevare i buchi neri primordiali si è dimostrato estremamente difficile, data la loro natura invisibile e le dimensioni ridotte. Tuttavia, le recenti innovazioni tecnologiche potrebbero cambiare questo scenario. Gli astronomi stanno sviluppando strumenti sempre più precisi, in grado d’individuare anche le più piccole anomalie gravitazionali nel movimento dei corpi celesti.
Ad esempio, telescopi spaziali avanzati e reti di osservatori terrestri potrebbero presto essere in grado di identificare i deboli segnali lasciati dal passaggio di un PBH. Un altro strumento fondamentale in questa ricerca sarà l’uso di dati satellitari estremamente precisi, che potrebbero rivelare piccoli cambiamenti nelle orbite dei satelliti stessi. Questo tipo di monitoraggio potrebbe consentire agli scienziati di tracciare i percorsi di eventuali PBH e studiare i loro effetti sul nostro Sistema Solare in modo più dettagliato.
In definitiva, anche se il passaggio di un buco nero primordiale potrebbe sembrare un evento minaccioso, per ora il nostro pianeta, così come gli altri, può stare tranquillo. La vera sfida sarà riuscire a rilevare i PBH e a comprendere il loro ruolo nell’equilibrio cosmico.