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Calcio in diretta streaming gratis: cosa si trova su Google

Secondo l'Amministratore Delegato di Lega Serie A i motori di ricerca sono complici del pezzotto, ma è davvero così facile trovare il calcio gratis in streaming su Google?

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La lotta tra pirateria online e anti pirateria, in Italia, è l’ennesimo esempio di guardie e ladri che si inseguono e si superano in continuazione. La recente introduzione della piattaforma anti pezzotto Piracy Shield ha dato un’arma in più a chi detiene i diritti di trasmissione del calcio, ma è ancora lontana dal risolvere il problema. Secondo l’Amministratore Delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, il problema è causato anche dalla mancata collaborazione dei motori di ricerca, soprattutto Google.

Ma è davvero così semplice trovare dove vedere la diretta della Serie A online tramite Google, o altri motori di ricerca? Google, Bing e gli altri, sono davvero complici di questo sistema?

Calcio pezzotto: cosa si trova su Google

A fare una prova sul campo, ricercando tutte le principali parole chiave del calcio pezzotto e dello streaming gratis del calcio, i risultati su Google e sui motori di ricerca non sono affatto così soddisfacenti per l’aspirante scroccone.

La maggior parte dei risultati porta a pagine su piccoli siti di notizie, all’interno delle quali non c’è però realmente la possibilità di guardare le partite di calcio gratis. Al massimo ci sono delle informazioni su come cercarle e dove trovarle, ma non sono nemmeno così aggiornate.

Dalle stesse pagine di ricerca, però, a volte si finisce sul Play Store di Google dove ci sono delle app che, almeno nel nome, fanno ciò che stiamo cercando: trasmettono il calcio italiano gratis in streaming. Oltre al nome, però, di calcio c’è ben poco: solitamente si tratta o di app a pagamento, o di app gratuite tempestate di pubblicità, che rendono praticamente impossibile guardare le partite gratis (che, tra l’altro, si vedono anche a risoluzione pessima).

Anche in questo caso, quindi, si tratta di risultati civetta, che sfruttano l’enorme richiesta di calcio gratis proveniente dagli italiani ma, ovviamente, non la soddisfano affatto e si limitano a bombardare gli spettatori di pubblicità.

Da questo punto di vista, quindi, Google e gli altri motori di ricerca hanno ben poco da sistemare: le pagine e le app che si possono trovare facendo una ricerca semplice, infatti, non provocano un vero danno al mondo del calcio ufficiale.

Calcio gratis: le piattaforme famose

Diverso è il caso in cui l’utente cerchi su Google una piattaforma specifica per guardare il calcio in streaming gratis, della quale sa già il nome. In tal caso, solitamente, la trova ma, anche in questa occasione, non è affatto detto che riesca a guardare il calcio pezzotto.

Quasi tutte le piattaforme di calcio in streaming gratis più famose, infatti, sono state tirate giù dalla Guardia di Finanza o dall’AGCOM, quindi quando l’utente fa clic sul risultato nella pagina di Google o trova un sito che non si apre, oppure vede il cartello che indica che il sito è “disabilitato in esecuzione di un provvedimento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ai sensi del Regolamento di cui alla delibera n. 680/13/CONS“.

Calcio pirata: che fine hanno fatto le multe?

Se il ragionamento dell’AD De Siervo, in teoria, è assolutamente corretto, nella pratica come abbiamo visto lo è un po’ meno. Google e gli altri motori potrebbero fare effettivamente di più, ma togliere dai risultati anche i contenuti informativi che danno suggerimenti su come trovare, altrove, il calcio gratis in diretta potrebbe rappresentare un precedente pericoloso.

Con lo stesso ragionamento di base, infatti, si potrebbe arrivare a chiedere a Google di togliere un po’ di tutto dai suoi risultati, con un evidente danno alla libertà di informare e di informarsi.

La soluzione, e lo afferma lo stesso De Siervo, è fare le multe a chi guarda il pezzotto. La nuova legge anti pirateria le ha fatte salire fino a 5.000 euro, ma al momento non si hanno notizie di alcun utente multato.

Al momento, quindi, la legge 93 del 14 luglio, quella che ha fatto nascere il Piracy Shield, è stata implementata solo a metà: si stanno bloccando le piattaforme illegali, seppur con molti limiti, ma non si stanno ancora multando i loro utenti.

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