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Piracy Shield: secondo Assoprovider sono soldi sprecati

Assoprovider torna all'attacco di Piracy Shield: secondo l'associazione dei piccoli provider Internet indipendenti italiani la piattaforma antipirateria è uno spreco di soldi pubblici

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Prosegue la battaglia, fino ad oggi senza esclusione di colpi giudiziari, tra Assoprovider e AGCOM. Oggetto del contendere è, di nuovo, la piattaforma anti pirateria Piracy Shield: questa volta Assoprovider ha presentato un esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti di Roma perché, in buona sostanza, ritiene che i soldi spesi per tenere in piedi Piracy Shield siano sprecati.

Piracy Shield è un danno erariale

L’ipotesi di Assoprovider è quella che tutta la gestione di Piracy Shield, che lo ricordiamo è in capo all’Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), costituisca un danno erariale. Assoprovider, inoltre, ritiene che non ci sia congruità dell’azione dell’Agcom nella gestione delle risorse economiche relative al Piracy Shield.

Al di fuori di ogni tecnicismo, Assoprovider è dunque convinta che l’AGCOM stia sprecando soldi pubblici dei contribuenti per tenere in vita un sistema che non funziona e che non può funzionare, come dichiara il presidente dell’associazione Giovanbattista Frontera:

Chiediamo trasparenza e responsabilità nell’uso delle risorse pubbliche e nella gestione di un sistema che impatta significativamente sulla rete internet italiana

Inutile ricordare che Assoprovider, da sempre contraria a Piracy Shield, chiede da tempo una “revisione approfondita del sistema“.

Il blocco di Google Drive

Assoprovider, nella nota stampa in cui annuncia il ricorso in Corte dei Conti, giustamente fa notare che dei problemi tecnici e dei rischi derivanti dall’uso di Piracy Shield se ne parla solo ora, perché la piattaforma ha bloccato per sbaglio Google Drive in Italia per sei ore, sabato scorso.

E’ innegabile che la grande stampa generalista nazionale ha parlato molto di questo episodio e molto poco di tutti gli altri, precedenti, che hanno riguardato il blocco dei server di aziende e servizi di dimensioni ben minori rispetto a quelle di Google.

Nel frattempo, però, è stato rivelato chi ha fatto la segnalazione errata che ha portato il blocco di Google Drive: è stato un segnalatore autorizzato di DAZN Italia. L’AGCOM, attualmente bersaglio del fuoco incrociato da parte di aziende, esperti informatici e semplici cittadini, non ha potuto fare altro che diffidare ufficialmente l’azienda, affinché in futuro stia ben più attenta alle segnalazioni che fa.

Anche perché (ed è questo il punto più contestato dagli esperti di funzionamento delle reti) dopo l’inserimento di una segnalazione da parte di DAZN o di altre aziende autorizzate gli Internet Provider sono obbligati a bloccare gli indirizzi segnalati, entro 30 minuti e senza fare ulteriori controlli.

Assoprovider contro Piracy Shield

La denuncia alla Corte dei Conti per sospetto danno erariale è solo l’ultimo episodio che ha visto l’associazione dei piccoli provider Internet italiani contro l’AGCOM.

In passato Assoprovider aveva tentato, senza ottenere i risultati sperati, di bloccare Piracy Shield rivolgendosi al TAR del Lazio e poi al Consiglio di Stato.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, dal canto suo, aveva risposto in maniera tutt’altro che soft multando Assoprovider per “ostacolo ad attività di vigilanza“, poiché l’associazione si era rifiutata di fornire all’AGCOM la lista dei suoi associati, che sono circa 250 e che, a norma di legge, devono iscriversi alla piattaforma Piracy Shield per ricevere le segnalazioni e bloccare gli indirizzi dai quali viene trasmesso il pezzotto.

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