SICUREZZA INFORMATICA

Chrome in incognito ha un grosso problema

Secondo la direttrice del marketing di Google la modalità incognito di Chrome non è realmente privata e questo è un problema anche per Google

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Oltre il 65% degli utenti di Internet nel mondo usano Google Chrome come browser per navigare e praticamente tutti, prima o poi, usano Chrome in incognito per navigare tutelando la privacy. Ma Chrome in incognito non è realmente privato e a dirlo non sono i concorrenti, come Apple (che sviluppa Safari) o Microsoft (che sviluppa Edge): è il capo del marketing di Google, Lorraine Twohill.

Chrome non è privato

A riportare la notizia è stata Bloomberg alcuni giorni fa e, al momento, non risultano smentite da parte degli interessati. La Chief marketing Officer di Google, Lorraine Twohill, avrebbe scritto una email al suo CEO, Sundar Pichai, dal titolo abbastanza esplicito: “Make Incognito Mode truly private“, che in italiano vuol dire “rendete la modalità incognito di Chrome realmente privata“.

Perché privata, secondo la manager, non lo è veramente e questo inizia a diventare un problema per il reparto marketing di Google. La Twohill, infatti, dice al suo capo di essere costretta a usare un “linguaggio confuso” (fuzzy, hedging language) per descrivere la modalità incognito senza incappare in problemi legali.

Le cose interessanti di questa vicenda sono due: la prima è che la Twohill è una specialista di marketing, ma è a conoscenza di un limite tecnico di Chrome, segno che dentro Google tale limite lo conoscono tutti; la seconda è che la Twohill non manda questa email per proteggere gli utenti, ma l’azienda: il suo timore è che Google venga prima o poi danneggiata dal linguaggio che il reparto marketing è costretto a usare quando parla di Chrome in incognito.

Come rendere Chrome realmente privato

Al momento non risulta che né la Twohill, né Pichai, né alcun portavoce di Google, abbia smentito questa vicenda. A Bloomberg, che per prima ha dato la notizia, Google ha risposto semplicemente che gli utenti sanno che anche in modalità incognito alcuni dati vengono tracciati e accettano tutto ciò. Quindi non ci sarebbe nessun problema.

Qualcuno, però, vorrebbe che la navigazione su Internet fosse realmente privata e che nessun dato venga tracciato, né da Google né da nessun’altra azienda. L’unico modo per ottenere questo risultato è usare una VPN, cioè una Virtual Private Network.

Le VPN sono delle reti private attraverso le quali viene fatto passare il traffico, rimbalzandolo da un server all’altro, per impedire ad un soggetto terzo di tracciare il comportamento dell’utente. I dati trasmessi, poi, vengono criptati e sono illeggibili.

Navigando in modalità incognito (con Chrome, Edge, Safari o qualsiasi altro browser) tramite una VPN si ottiene un livello di privacy molto alto. Quasi totale, se si sceglie una buona VPN: violare una rete privata virtuale e leggere il traffico che sta trasmettendo, infatti, è possibile ma richiede competenze, e strumenti, alla portata di pochi.

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