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Il deserto del Sahara sta diventando sempre più verde: ma perché è un problema?

Il cambiamento climatico sta trasformando il deserto del Sahara, che è ora sempre più verde: un disastro annunciato

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Fonte: 123RF

Sta accadendo qualcosa di assolutamente sorprendente nei confini del deserto del Sahara. Nello specifico il riferimento va alla sua zona meridionale, che sta divenendo sempre più verde. Per quanto in un primo momento si possa pensare che un’area desertica in fase di trasformazione possa rappresentare una notizia positiva, non lo è affatto.

Nelle zone del Niger e del Ciad è evidente, a occhio nudo, quanto la vegetazione sia non soltanto aumentata ma, al tempo stesso, risulti più rigogliosa. Appena sopra l’equatore qualcosa sta mutando radicalmente ed ecco tutti i dettagli di questo fenomeno in essere.

Il Sahara è verde

Cosa sta portando il deserto del Sahara verso questa trasformazione? Le cause poste in evidenza sono principalmente due. Da una parte abbiamo un’anomala abbondanza di piogge. Qualcosa che non fa riferimento, ovviamente, soltanto all’ultimo anno. Non sarebbe stato abbastanza, infatti, per dare il via a una modifica del suolo tanto radicale. Tutto ciò si ripete da anni. Al tempo stesso occorre fare i conti con le alterazioni dell’ecosistema.

Le precipitazioni, che in questa specifica regione dovrebbero essere al di sotto dei 25 mm l’anno, sono in chiaro aumento. In termini di flussi, inoltre, si registra una migrazione verso nord rispetto a quella che viene definita la “zona di convergenza intertropicale”. Un fenomeno che negli ultimi anni ha scatenato delle tempeste in Niger, Sudan, Ciad e altri Paesi africani. Svariate le dighe che non hanno retto alla pressione. In termini generali, ritrovandosi a fronteggiare delle violenti alluvioni, sono numerose le popolazioni che hanno fatto fronte a delle gravi conseguenze.

Una trasformazione in corso

Tutto ciò segna una netta trasformazione del Sahara, almeno in parte dell’enorme deserto. L’ennesimo segno di un cambiamento climatico che agisce in maniera sorprendente e spesso devastante in ogni parte del mondo.

Le immagini fornite dal satellite Modis della Nasa stupiscono, di certo. Fanno riferimento al 12 settembre 2024 e mostrano l’estensione generale della vegetazione sviluppatasi nelle zone del Niger e del Ciad. Nello specifico, il territorio risulta ancora più rigoglioso appena sopra l’equatore della Repubblica Centraficana.

È ufficiale, dunque, l’aridità di alcune zone del Sahara sta cedendo il passo al verde. Nascono arbusti e piante dove le piogge sono sempre state estremamente scarse. Come detto, le piogge in aumento sono figlie della trasformazione climatica, che insiste sulla “zona di convergenza intertropicale”.

L’abbiamo già citata e con questa espressione si fa riferimento all’area del pianeta posta in prossimità dell’equatore. È qui che convergono gli alisei, ovvero i venti dell’emisfero boreale e dell’emisfero australe. Il fatto che si verifichi una risalita di masse d’aria calda sta provocando una grande instabilità, con piogge e temporali.

L’area di convergenza si sta dunque spostando, come spiega il ricercatore sul clima Karsten Haustein. Alla Cnn ha infatti dichiarato: “Questa zona sta migrando più a nord man mano che il mondo diventa più caldo. È ciò che suggerisce la maggior parte dei modelli”.

Tutto ciò avrà ovviamente delle conseguenze enormi ed evidenti. Uno studio pubblicato su Nature a giugno 2024 sostiene inoltre come gli spostamenti della fascia intertropicale potrebbero essere sempre più frequenti nel corso dei prossimi 20 anni.

Haustein spiega come tale fascia sia solita migrare a Nord dell’equatore nei mesi estivi dell’emisfero settentrionale, abbassandosi a Sud in quelli caldi dell’emisfero meridionale. Qualcosa è però cambiato.

Da metà luglio, almeno, la zona si è spostata ben più a Nord del solito, il che ha scatenato svariate tempeste. I dati registrati evidenziano come i Paesi africani indicati abbiano visto aumentare le proprie precipitazioni del 400%. Ciò potrebbe portare monsoni molto più umidi, così come inondazioni devastanti, come avvenuto in Ciad e Niger quest’estate.

Allo stato attuale sono state circa 4 milioni le persone che hanno subito profondi disagi, dalla Liberia alla Nigeria, dal Mali al Niger, fino al Ciad. Almeno 500mila persone sono state sfollate e più di 300mila case sono state distrutte. Colpito anche il Sudan, con almeno 132 decessi e più di 12mila case a pezzi.

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