SCIENZA

Dimentichi spesso le cose? Non preoccuparti, fa bene alla salute

Ricercatori e neuroscienziati hanno scoperto che un equilibrio tra memoria e normale smemoratezza fa bene al cervello, perché lo aiuta a lavorare meglio

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Fonte: 123RF

I vuoti di memoria spaventano molto, soprattutto se si è un po’ in là con l’età. Non ricordare più dove si è lasciato la macchina in un parcheggio molto affollato, avere il titolo di una canzone sulla punta della lingua, cercare disperatamente il cellulare lasciato chissà dove in casa. Sono piccoli gesti che abbiamo vissuto tutti, ma che non dovrebbero preoccuparci: un po’ di smemoratezza, in realtà, fa bene.

Gli studi dei ricercatori

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha studiato molto il tema dei vuoti di memoria, a partire da quelli comuni che viviamo tutti i giorni fino ad arrivare a patologie mediche serie come la demenza senile o l’Alzheimer – per cui, tra l’altro, una possibile cura potrebbe venire da un farmaco inaspettato. Uno di questi luminari è Scott Small, professore di neurologia e psichiatria e direttore del Centro di ricerca sull’Alzheimer della Columbia University, a New York.

Come racconta Focus in un articolo online, Small negli anni ha studiato il cervello e approfondito cosa gli succede quando dimentichiamo qualcosa. È lui a spiegare che in realtà dimenticare le piccole cose fa bene al nostro cervello: nel suo nuovo saggio Forgetting: The benefits of not remembering (in italiano Dimenticare: I benefici del non ricordare) dice che la rimozione dei ricordi non è solo una cosa che al cervello succede senza che possa farci niente, che deve subire in modo passivo. Anzi, è un’azione attiva, che l’organo fa perché non sia sommerso di informazioni tutto sommato inutili, perché ricordare al volo il nome di un attore non è esattamente indispensabile alla nostra sopravvivenza.

«La capacità di dimenticare ciò che non è essenziale aiuta il cervello a pensare meglio, a darsi delle priorità, a prendere decisioni più in fretta e migliori, e anche a essere più creativi. In conclusione, la normale dimenticanza, in equilibrio con un’adeguata memoria, ci regala una mente più flessibile», spiega l’esperto, come riportato su Focus.

Come aiutare il nostro cervello

Quando l’ultimo lavoro di Small è stato pubblicato, anche sulla rivista online del Dipartimento di Psichiatria della Columbia University sono apparsi alcuni articoli interessanti sui benefici del dimenticare. In un’intervista è lo stesso Small a dare qualche consiglio per come aiutare il cervello a lasciarsi alle spalle i ricordi più dolorosi.

Il primo metodo è quello di ricercare l’interazione e la socialità: due fattori che sembrano placare la parte del cervello che immagazzina troppi ricordi emotivi. Questo è uno dei motivi per cui l’assenza di contatti umani ha destato tanta preoccupazione durante la pandemia COVID-19. Un altro modo per aiutare il cervello a dimenticare attivamente, dice Small, è quello di decidere consapevolmente di lasciar andare risentimenti, rancori e delusioni passate. Più ci soffermiamo su un ricordo doloroso o ruminiamo sugli eventi che lo circondano, più forti diventano le connessioni neuronali intorno al ricordo.

E così come ci sono metodi per dimenticare, ci sono anche metodi per ricordare informazioni che riteniamo importanti ma che abbiamo paura che ci sfuggano via. Anche la tecnologia ci aiuta: esiste per esempio una borsa che aiuta a non dimenticare nulla a casa.

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