SCIENZA

Registrato aumento di zolfo nei Campi Flegrei: aumenta il rischio eruzione? Facciamo chiarezza

Prevista eruzione nei Campi Flegrei? Nonostante sia stato registrato un aumento della quantità di zolfo, i dati scongiurano un pericolo imminente

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Fonte: ANSA

Davvero potrebbe verificarsi un’eruzione nei Campi Flegrei a breve? Cosa significa l’aumento di zolfo nelle fumarole?

Prima di creare facili allarmismi, occorre analizzare nel dettaglio gli ultimi dati raccolti nella zona. La parola agli esperti.

Ci sarà un’eruzione nei Campi Flegrei?

Un recente studio condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha attirato l’attenzione su un fenomeno che sta accadendo sotto i nostri occhi, nei Campi Flegrei: l’aumento della concentrazione di zolfo nelle fumarole, una situazione che potrebbe indicare un cambiamento nelle dinamiche vulcaniche dell’area. Ma cosa significa davvero questo dato e quale impatto potrebbe avere sul rischio di eruzione? La risposta non è semplice, ma va cercata nell’analisi dei dettagli forniti dagli esperti.

I Campi Flegrei, una vasta caldera situata vicino a Napoli, sono noti per la loro attività geotermica e vulcanica. L’area è in una fase di bradisismo, un fenomeno che implica un sollevamento o abbassamento graduale del suolo causato dall’attività magmatica. Dal 2018, i ricercatori hanno osservato un aumento delle emissioni d’idrogeno solforato (H2S) dalle fumarole, i piccoli fori attraverso cui i gas vulcanici fuoriescono dalla crosta terrestre. L’idrogeno solforato è uno degli indicatori più significativi di attività magmatica, e il suo aumento potrebbe suggerire che ci sia un crescente contributo di gas provenienti dal magma che risalgono verso la superficie.

Lo studio, recentemente pubblicato su Nature Geoscience, è stato realizzato da un team di esperti che ha analizzato i dati raccolti in questi anni, in collaborazione con diverse istituzioni internazionali, tra cui l’Università degli Studi di Palermo e l’Università di Cambridge. I ricercatori hanno messo in evidenza una crescente quantità di zolfo, ma non solo come prodotto di fenomeni idrotermali superficiali, come si pensava inizialmente. La nuova interpretazione suggerisce che il riscaldamento del sistema idrotermale sia ora alimentato da gas magmatici in risalita, che stanno mobilitando lo zolfo intrappolato nei minerali sottoterra.

L’importanza di un monitoraggio costante

La scoperta offre una visione più dettagliata dei processi che stanno alla base dell’attuale crisi bradisismica e conferma che il magma gioca un ruolo importante. Tuttavia, gli scienziati sono chiari nel sottolineare che, sebbene l’osservazione di un maggiore apporto di gas magmatici possa sembrare preoccupante, non significa che un’eruzione sia imminente.

Giovanni Chiodini, uno degli autori principali dello studio, ha precisato che l’analisi del contributo magmatico ai gas in uscita dai Campi Flegrei è un segnale di evoluzione del sistema vulcanico, ma non di una minaccia eruttiva. Al contrario, questo lavoro evidenzia l’importanza di continuare il monitoraggio e di prendere misure preventive in un’area sensibile come quella dei Campi Flegrei, dove c’è un’alta densità di popolazione e le infrastrutture sono numerose.

L’analisi della dinamica dei gas vulcanici è fondamentale per comprendere meglio il comportamento del vulcano. Lo zolfo, in particolare, è un indicatore critico del tipo di attività che sta avvenendo sotto la superficie. Se il gas risale dalla profondità, e questo sembra essere il caso, potrebbe indicare che il magma si sta preparando a risalire, ma non necessariamente che stia per eruttare. La mobilitazione di zolfo potrebbe, infatti, essere un fenomeno relativamente innocuo in termini di eruzione, ma significativo in termini di comprensione dei processi interni del vulcano.

I dati suggeriscono anche un altro aspetto cruciale: l’aumento delle emissioni di gas coincide con un incremento della sismicità nell’area, segno che la crosta terrestre sta subendo sollecitazioni. Questi segnali non devono, però, spingere a conclusioni affrettate. L’attività dei Campi Flegrei è stata oggetto di studi e monitoraggi costanti per decenni e, sebbene il bradisismo e il fenomeno dell’aumento dei gas siano indicatori di una certa instabilità, la scienza è chiara nel ribadire che la situazione va seguita con attenzione senza cedere al panico.

In sintesi, l’aumento delle emissioni di zolfo non è un campanello d’allarme immediato riguardo a un’eruzione nei Campi Flegrei, ma è un segnale importante per la comprensione di come si stia evolvendo il vulcano. Questo studio evidenzia la necessità di un monitoraggio continuo e accurato dell’attività vulcanica in quest’area sensibile, senza creare eccessivo allarme tra la popolazione. La scienza ha il compito di fare chiarezza e di tradurre i dati in misure preventive concrete, per garantire la sicurezza della comunità e la protezione del territorio.

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