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Temperature sempre più instabili, arriva l'estate di San Martino in anticipo

Estate di San Martino in anticipo a fine ottobre: quando bel tempo e caldo fuori stagione sono il sintomo di una crisi climatica sempre più dilagante

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Fonte: 123RF

Nonostante sia tornato a splendere il sole su buona parte della penisola, non è possibile essere al riparo dalle preoccupazioni correlate al meteo.

Quello a cui stiamo assistendo in queste ore è un anticipo della cosiddetta estate di San Martino, un fenomeno che si sarebbe dovuto verificare poco prima della metà di novembre.

L’estate di San Martino in anticipo

Il clima di fine ottobre in Italia sta regalando giornate davvero inusuali: dopo un periodo di forte instabilità meteorologica, le previsioni indicano un’inaspettata e repentina ondata di bel tempo, con temperature che potrebbero far sembrare di essere ancora in estate.

Nello specifico, questo fenomeno non è altro che l’anticipo dell’estate di San Martino, una fase di alta pressione e clima mite la quale, tradizionalmente, si verifica intorno all’11 novembre. L’estate di San Martino è caratterizzata da un temporaneo e moderato rialzo termico ma, quest’anno, è arrivata prima del previsto, cioè in concomitanza con il ponte di Ognissanti e i festeggiamenti di Halloween.

In generale, però, il ritorno a temperature quasi estive, con massime previste fino a 26-28°C d’ottobre al Sud e notti tropicali soprattutto in alcune città del Centro e del Meridione, fa parte di una tendenza globale di maggiore instabilità climatica. La notizia, insomma, più che suscitare gioia per il bel tempo previsto, accende un campanello d’allarme: le temperature anomale a fine ottobre non sono un fenomeno isolato ma una manifestazione evidente del riscaldamento globale e delle sue conseguenze sempre più tangibili.

Gli ultimi decenni, infatti, hanno visto una progressiva crescita dei fenomeni meteorologici estremi, con oscillazioni termiche accentuate e stagioni che sembrano “scivolare” l’una nell’altra senza netti confini.

Secondo i climatologi, il grande caldo autunnale è indicativo di una generale anomalia termica che si riflette su larga scala in tutto il Mediterraneo e in diverse aree d’Europa. La persistenza di alte temperature durante l’autunno nelle regioni temperate è sintomatica dell’effetto che l’accumulo di gas serra sta avendo sull’atmosfera. Di fatto, ogni stagione diventa più difficile da prevedere con precisione, poiché l’atmosfera risponde in modo non lineare alle variazioni climatiche introdotte dalle attività umane.

Il fenomeno delle “notti tropicali” registrato recentemente in Italia, con temperature che non scendono al di sotto dei 20°C in città come Cagliari, Messina, Palermo e persino al Nord, come a Genova e La Spezia, è un dato preoccupante che evidenzia l’alterazione del normale ciclo termico giornaliero. Le notti tropicali, in genere, possono verificarsi a latitudini basse e rappresentano un fenomeno raro per l’Italia, soprattutto a ottobre.

Una destabilizzazione del clima in Italia

I dati recenti non solo indicano un aumento delle temperature minime ma anche una difficoltà crescente da parte del sistema terrestre a “raffreddarsi” adeguatamente. L’Italia, con le sue lunghe coste e l’orografia complessa, è particolarmente vulnerabile verso tali dinamiche di riscaldamento che possono destabilizzare l’intero sistema climatico del Paese.

Se per alcuni l’idea di trascorrere il ponte di Ognissanti e Halloween con temperature miti e un clima sereno può sembrare una fortuna, non bisogna ignorare gli effetti secondari. Anomalie climatiche come queste comportano una serie di rischi per l’agricoltura, la biodiversità e, non meno importante, per le risorse idriche.

Temperature elevate in autunno possono anticipare o ritardare il ciclo vegetativo di molte piante, con ripercussioni sulla produzione agricola e sulla sicurezza alimentare. Inoltre, le piante che sbocciano prima del previsto rischiano, poi, di ritrovarsi esposte a gelate improvvise o a periodi di siccità, aumentando il rischio di perdite economiche per i settori agricoli.

Il caldo atipico, inoltre, può avere impatti negativi sul ciclo dell’acqua: l’evaporazione aumenta e si va incontro a stress idrico, con conseguenti tensioni nei sistemi di approvvigionamento di acqua e complicazioni nella gestione delle riserve. Ciò è un problema soprattutto per l’Italia, dove negli ultimi anni si sono verificate gravi siccità, accentuate dalla scarsità di precipitazioni regolari e dall’aumento della domanda idrica in vari settori.

Le temperature alte fuori stagione rendono il clima più propenso a fenomeni estremi, come forti piogge improvvise e alluvioni, proprio come quelle osservate recentemente nel Nord Italia. La persistenza di un clima più caldo porta l’atmosfera a trattenere maggior umidità, poi rilasciata sotto forma di nubifragi o temporali particolarmente violenti.

In poche parole, l’anticipo dell’estate di San Martino e le temperature elevate di questi giorni rappresentano un segnale evidente della crisi climatica in atto. Non siamo di fronte a un capriccio stagionale, bensì alla sempre maggiore instabilità atmosferica. Pertanto, è importante riconoscere come questi fenomeni indichino una transizione meteorologica globale che ci richiede di modificare i nostri modelli di vita e di consumo energetico, per cercare di rallentare una deriva sempre più grave per ambiente, economia e società.

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