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Stress idrico, nuovo allarme eventi climatici estremi in Europa: le zone a rischio

Qual è lo stato dell'Europa in termini di risorse d'acqua? Stiamo vivendo una crisi profonda e il livello di stress idrico è altissimo

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Il maltempo, aggravato e stravolto dal cambiamento climatico, sta pretendendo un enorme scotto dall’Europa. La Commissione europea propone per questo un sostegno da 119,7 milioni di euro (proveniente dalla riserva agricola), per offrire un aiuto diretto agli agricoltori martoriati nel vecchio continente. Il riferimento va ai danni e alle perdite provocate dagli eventi climatici estremi, ormai sempre più “normali”.

Anche l’Italia è destinata a ricevere degli aiuti, insieme con Bulgaria, Estonia, Romania e Germania. Un totale di 37,4 milioni al nostro Paese, per contribuire al recupero degli agricoltori che hanno perso gran parte della propria produzione.

Clima estremo in Europa

L’agricoltura europea deve far fronte non soltanto alle gravi alluvioni ed esondazioni. La scarsità d’acqua rappresenta infatti un problema di enorme gravità. In molte aree infatti la siccità è sempre più frequente e rappresenta una condizione stabile per lunghi periodi dell’anno. Basti pensare a cos’è accaduto negli ultimi anni in Sicilia.

Stando a quanto riportato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), si stima che un terzo del territorio dell’Unione europea sia ormai esposto a condizioni di stress idrico. In alcune aree si parla di fenomeno temporaneo e in altre permanente. Ciò non vuol dire che sia irreversibile, bensì che si può parlare ormai di nuova normalità.

Grecia, Spagna e Portogallo hanno sofferto di gravi siccità nel corso dei mesi estivi. Qualcosa che riguarda generalmente le regioni meridionali ma, stando alle statistiche, il fenomeno va allargandosi sempre più anche a quelle settentrionali. In termini di carenza idrica, l’AEA stima una diminuzione del 24% delle risorse idriche rinnovabili pro capite in tutto il continente.

Ciò soprattutto a causa del costante aumento del fabbisogno idrico. Un allarme che risuona principalmente nell’Europa meridionale, tenendo conto della scarsità delle precipitazioni negli ultimi anni.

Quanta acqua consumiamo

L’Europa si proietta verso uno stato di bisogno idrico senza precedenti. I numeri sono infatti impietosi, a partire dai 243.000 ettometri di cubi d’acqua che le attività economiche consumano ogni singolo anno. La maggior parte viene restituita all’ambiente, certo, ma spesso con impurità o inquinanti. Parliamo di più di 140.000 ettometri cubi.

È il mondo dell’agricoltura a sfruttare la maggior parte dell’acqua consumata. Circa il 40% del consumo complessivo annuo in Europa. Sorprende sapere, però, che soltanto il 9% dei terreni del continente viene irrigato. Nonostante ciò, questa “piccola” porzione di terreni riceve il 50% dell’acqua sfruttata.

Alle spalle troviamo la produzione di energia, responsabile del 28% del consumo idrico annuo. La si sfrutta soprattutto per il raffreddamento delle centrali nucleari e in quelle a combustibile fossile. Lo stesso dicasi per la produzione di energia idroelettrica.

Il settore minerario e manifatturiero è fermo al 18%, mentre l’uso domestico comporta il 12% del consumo annuo. In media ogni famiglia eroga 144 litri d’acqua per persona al giorno. Se poi si aggiunge il carico dovuto al turismo di massa (pari al 9%), ecco il quadro complessivo e allarmante di cui dovremmo preoccuparci tutti.

Il progetto dell’Unione europea

Dinanzi a una situazione del genere non è di certo pensabile alzare le mani e arrendersi. Il riferimento normativo è la direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE, che mira a migliorare lo stato delle risorse idriche in Europa.

L’Ue richiede ai propri membri di raggiungere un “buono stato” entro il 2027. Ciò relativamente a:

  • stato ecologico delle acque superficiali;
  • stato chimico delle acque superficiali;
  • stato chimico delle acque sotterranee;
  • stato quantitativo delle acque sotterranee.

Per poter parlare di “buono stato”, occorre rispettare determinati standard per l’ecologia, la quantità d’acqua e la chimica. L’appuntamento è dunque fissato a breve. Per allora potremo tirare una linea netta e capire quali Paesi andranno indirizzati al meglio e quali seguire come esempio.

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