SCIENZA

Le foreste tropicali sono state distrutte al ritmo più veloce mai registrato

Il 2024 è stato devastante per le foreste tropicali nel mondo. Stanno sparendo ed emettendo sempre più CO2. L'unica nota positiva dello scorso anno giunge dall'Indonesia

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Fonte: 123RF

Cosa sta accadendo alle foreste tropicali? Semplice, stanno sparendo. Un’analisi satellitare ha evidenziato come nel 2024 siano scomparsi 67.000 km² di foresta primaria. Le responsabilità sono prevalentemente umane, ovviamente, considerando il nostro impatto sul clima, che incide nettamente sui devastanti incendi, e le politiche nazionali attuate.

Foreste tropicali: il 2024 è stato un anno atroce

Il 2024 è stato letteralmente devastante per le foreste tropicali del nostro pianeta. I dati del laboratorio Glad, dell’Università del Maryland, hanno sottolineato come ben 67.000 chilometri quadrati di foresta primaria tropicale siano andati perduti. Una realtà che prosegue, peggiorando sempre più, ormai da anni.

Per capire di che superficie stiamo parlando, equivale all’intera Repubblica d’Irlanda. Questo non vi basta? Proviamo a spiegarlo in maniera ancora più semplice e, potenzialmente, atroce: abbiamo perso l’equivalente di 18 campi di calcio ogni minuto.

Per la prima volta, lo scorso anno gli incendi hanno superato l’agricoltura nel novero delle cause principali di distruzione. In particolare a essere stata colpita è l’Amazzonia. Questo gigantesco polmone si è ritrovato a vivere una delle peggiori fasi di siccità da quando ne teniamo traccia. Il tutto aggravato da El Niño e, ovviamente, dal cambiamento climatico. Ecco i Paesi più colpiti:

  • Brasile;
  • Bolivia.

Gli scienziati sono oggi più preoccupati che mai in merito al futuro delle foreste tropicali. Tutto questo è ovviamente un duro colpo alle nostre chance di una vita “normale” sul pianeta. Queste incredibili aree verdi, infatti, immagazzinano centinaia di miliardi di tonnellate di carbonio. Sono di fatto il nostro principale baluardo contro il riscaldamento globale.

Punto di non ritorno

Le foreste pluviali, come quella amazzonica, potrebbero essere ormai a un passo dal punto di no ritorno. È questo l’allarme lanciato dal professor Matthew Hansen, co-direttore del Glad. Ha descritto i nuovi dati ottenuti come “spaventosi”. L’ipotesi di “savanizzazione” è oggi sempre più possibile, considerando la progressiva trasformazione delle foreste cui stiamo assistendo. Avremo a che fare, dunque, con un ecosistema sempre più secco e povero di biodiversità.

Il degrado della foresta amazzonica, nello specifico, potrebbe accelerare sempre più dopo il superamento della soglia di 1,5°C della temperatura del pianeta. Oggi le foreste incendiate rilasciano quantità enormi di gas serra nell’atmosfera. Un tempo erano quasi esclusivamente assorbitrici di CO2, invece.

Soltanto nel 2024 la perdita di foreste ha provocato una liberazione di 3,1 miliardi di tonnellate di CO2. È l’equivalente delle emissioni annuali dell’Unione europea. Ecco le parole di Rod Taylor, del World Resources Institute: “Non è più solo la deforestazione per l’agricoltura, ora assistiamo a un feedback climatico dove incendi sempre più intensi aggravano il riscaldamento globale che li ha generati”.

Il caso Indonesia

In un quadro allarmante, emergono però anche dei segnali di fioca speranza. In particolare lo sguardo si rivolge al Sud-est asiatico, che mostra risultati positivi connessi direttamente alle politiche di tutela attuate.

In Indonesia, ad esempio, la perdita di foresta primaria è scesa dell’11% rispetto al 2023. Un traguardo enorme, considerando anche le condizioni climatiche fronteggiate. Sono state attuate leggi più severe contro la pratica degli incendi controllati. Al tempo stesso la natura ha beneficiato di una diffusa collaborazione tra governi e comunità locali.

Ecco le parole di Elizabeth Goldman, co-direttrice del progetto Global Forest Watch di WRI: “L’Indonesia è un faro positivo nei dati del 2024. La vostra politica è il fattore chiave. Senza, non è possibile alcun successo duraturo”.

Tutto ciò aumenta il rimpianto per quanto avvenuto in Brasile. In passato erano giunti segnali confortanti ma i cambi di governo, a partire dal 2014, hanno nettamente invertito la rotta. Di fatto è stato aumentato il grado di deforestazione. Tutto ciò evidenzia come l’unico modo per cambiare lo status quo è la costanza. I risultati devono proseguire regolari nel tempo. Un semplice exploit momentaneo non aiuterà il pianeta.

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