C'è un gigantesco "buco gravitazionale" sul nostro Pianeta: cosa sta succedendo?
Un gigantesco "buco gravitazionale" nell'Oceano Indiano è rimasto un mistero per decenni: adesso un nuovo studio ha trovato delle risposte.
Un enorme "buco gravitazionale" è stato scoperto negli anni ’40 sul nostro Pianeta, in particolare nell’Oceano Indiano. Ma non è quel che potreste pensare: con questo termine i geologi si riferiscono a una anomalia specifica, ovvero un punto in cui la gravità terrestre è inferiore alla media. Per decenni lo hanno studiato, chiedendosi perché fosse proprio lì e come si fosse formato. Adesso un nuovo studio ha finalmente trovato una risposta.
Indian Ocean Geoid Low, l’anomalia gravitazionale più significativa della Terra
Idealmente la Terra sarebbe una sfera perfetta con la medesima gravità in ogni punto della sua superficie. Eppure la verità è un’altra perché non solo il nostro Pianeta è "schiacciato" ai poli e più "gonfio" a ridosso dell’equatore, ma a seconda della massa della crosta terrestre, del mantello e del nucleo sottostante cambia anche la forza gravitazionale.
Gli studi in questo ambito sono complessi perché è impossibile una esplorazione – e quindi osservazione e misurazione – diretta del cuore della Terra che, in molti sensi, resta ancora un enigma. Le misurazioni avvengono generalmente per comparazione di dati raccolti mediante diversi strumenti, come sensori e satelliti che consentono appunto di verificare i livelli del campo gravitazionale terrestre, eliminando eventuali fonti di "disturbo", come maree e venti.
"Ciò produce una visualizzazione esagerata dei punti gravitazionali alti e bassi del nostro pianeta chiamati geoide globale – come spiega Scientific American -. Uno dei modelli più famosi di questo è noto come ‘patata gravitazionale di Potsdam’ [chiamato così per via della forma simile al tubero, ndr]". Sono comunque modelli approssimativi che non tengono conto delle possibili variazioni e anomalie.
Una di quelle più celebri e importanti della Terra è l’Indian Ocean Geoid Low (IOGL), ovvero un pronunciato abbassamento del geoide sotto l’Oceano Indiano. Scoperto nel 1948 durante l’indagine del geofisico olandese Felix Andries Vening Meinesz – e poi confermato da altri studi -, l’IOGL copre più di tre milioni di chilometri quadrati, è centrato a circa 1.200 km a sud-ovest della punta meridionale dell’India e nelle aree circostanti il livello del mare è di ben 106 metri inferiore rispetto alla media globale.
Come si è formato l’enorme "buco gravitazionale" nell’Oceano Indiano
Il nuovo studio pubblicato su Geophysical Research Letters, redatto dall’autore principale Attreyee Ghosh, geofisico presso l’Indian Institute of Science (IISc) di Bangalore, fa luce su questo gigantesco "buco" nell’Oceano: qualcuno lo ha scoperto, poi in molti ne hanno confermato la presenza, ma fino a oggi nessuno sapeva come si fosse formato e perché.
Coadiuvato dal dottorando Debanjan Pal, Ghosh ha confrontato più di una dozzina di modelli computerizzati che mostrano come la regione si sia formata e come sia mutata negli ultimi 140 milioni di anni, a causa dello spostamento delle placche tettoniche. Ognuno di questi modelli utilizza, inoltre, variabili diverse per la convezione del materiale fuso all’interno del mantello.
I risultati indicano che l’IOGL è presente a causa di una struttura distintiva del mantello chiamata "grande provincia a bassa velocità di taglio" (LLSVP), che è più comunemente nota come "blob africano" o super-pennacchio del mantello. "Quello che stiamo vedendo è che il materiale caldo a bassa densità proveniente da questo LLSVP sotto l’Africa si trova sotto l’Oceano Indiano e crea questo geoide basso", ha affermato Ghosh.
Quel che resta di un antico oceano scomparso
C’è un risvolto ancor più affascinante, se possibile. Il cosiddetto "blob africano", che si estende fino a 1.500 chilometri sopra il nucleo esterno del Pianeta, con molta probabilità è formato dalle cosiddette "lastre di Tetide" e i geologi sono convinti che queste siano a loro volta gli antichissimi resti di un oceano scomparso.
Quel che resta, insomma, dell’Oceano Tetide che si estendeva tra i supercontinenti Laurasia e Gondwana (sia Africa che India ne facevano parte) più di 200 milioni di anni fa.