È successo qualcosa di strano durante i giorni della merla a gennaio, ve ne siete accorti?
Qualcosa di molto strano è accaduto nei giorni della merla. Allerta temperature e rischio concreto per i raccolti italiani
Altro che giorni della merla. La tradizione è stata completamente ribaltata. Ascoltando i nostri nonni, ci diranno di certo che questi sono i giorni più freddi dell’anno. Come spesso accade in casi del genere, c’è sempre un po’ di verità e un po’ d’esagerazione. Il tutto si basa infatti sull’esperienza personale tramandata e l’osservazione, non su dati scientifici.
Ciò non toglie, però, che quanto accaduto in queste giornate di fine gennaio abbia del sorprendente. Ne ha parlato Coldiretti, che ha sottolineato come siano state percepite, in media, temperature primaverili. Un risveglio anticipato della natura, così è stato descritto. Una vera e propria anomalia negli ultimi tre giorni di gennaio, considerando quanto fatto registrare dalle colonnine di mercurio. In tutt’Italia, salvo rare eccezioni, si è goduto di giornate soleggiate e una media di 15°C.
Giorni della merla: allarme caldo
Questo caldo improvviso e totalmente fuori stagione, nei cosiddetti giorni della merla, favorisce un risveglio anticipato delle piante. Ciò comporta ad esempio delle fioriture impreviste, come quelle delle mimose, con un largo mese di vantaggio rispetto alle regolari tempistiche. Esempi di come la natura sia in tilt e le coltivazioni sono esposte a durissimi danni.
Ciò perché questa parentesi calda non durerà a lungo. Dinanzi a un prevedibile abbassamento delle temperature, almeno in determinate aree del Paese, i campi subiranno un durissimo trauma. Il rischio di perdita dei raccolti è dunque elevato, il che potrebbe generare un effetto domino.
Se vuoi restare aggiornato sulle ultime news di Libero Tecnologia e sulle migliori offerte del giorno, iscriviti gratis al nostro Canale Telegram: clicca qui.
Pericolo siccità
L’attenzione non è però rivolta unicamente al gran caldo, anzi. C’è un pericolo siccità dopo un 2023 che ha fatto registrare una caduta del 14% di precipitazioni in meno. Il tutto a fronte di una temperatura innalzatasi di 1,14°C rispetto a quella che è la media storica (guardando al periodo 1991-2000). Statistiche che si basano sui dati Isac Cnr.
Siamo in balia, più che mai, dei cambiamenti climatici, che comportano una netta scarsità di neve in svariati settori dell’arco alpino. Lo stesso dicasi su numerose aree della dorsale appenninica. Scendendo verso Sud, con concentrazione specifica nelle isole, si registra inoltre una situazione di forte stress idrico. Qualcosa di assolutamente fuori dalla norma nel mese di gennaio.
Un balzo delle statistiche davvero enorme, se si pensa che negli invasi della Sardegna c’era il primo gennaio il 21% d’acqua in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. In Sicilia invece il deficit registrato è del 13%, secondo i dati dei Dipartimenti Idrografici Regionali. Come detto, tutto ciò si connette a un effetto domino. Per la scarsità di pioggia c’è carenza di fieno nei pascoli. Si fa fatica a sviluppare gli ortaggi e si registrano condizioni allarmanti anche per arance e insalate. Tutto ciò comporterà, ovviamente, anche un aumento dei prezzi.
I cambiamenti climatici si abbattono con cadenza quotidiana sull’agricoltura. Coldiretti chiede dunque un impegno delle istituzioni, al fine di contribuire allo sviluppo di alternative valide. Occorre indirizzarsi verso l’agricoltura 4.0, si sottolinea, con droni, robot e satelliti. Porte aperte anche alla nuova genetica green: “Servono anche investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno”.