SCIENZA

L'idea che ci siamo fatti della Via Lattea è sempre stata sbagliata

La galassia per eccellenza non è quella che abbiamo sempre immaginato: la scoperta è stata resa possibile dal telescopio Hubble

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Seguimmo certe rotte in diagonale dentro la Via Lattea: in tanti hanno immaginato la galassia a cui appartiene il nostro sistema solare, compreso Franco Battiato con questa romantica citazione musicale, ma forse ci siamo sempre fatti un’idea sbagliata. Lo spazio è una continua scoperta e anche la classica concezione della Via Lattea deve essere rivista, segno che in questa materia non c’è mai una certezza assoluta. La “colpa” (o il merito) è del telescopio Hubble che ha approfondito nuovamente le immagini della galassia in questione, scoprendo come almeno una porzione del braccio esterno sia più ingombrante e tozza di quanto si sia creduto finora.

Le nuove misurazioni non lascerebbero spazio a dubbi: la Via Lattea è costituita da bracci irregolari nella parte più esterna, ma non come era stato previsto nel lontano 1971 da un team di ricerca incaricato di studiare l’interessante argomento. Sembra proprio che quella che viene definita “galassia per eccellenza” sia simile a Messier 83, con tanto di “braccia” corte e sminuzzate. Gli aggettivi sono stati utilizzati da John Peek, astronomo che lavora a Baltimora e che ha avuto modo di esaminare da vicino le misurazioni. Lo scienziato e i suoi colleghi si sono concentrati soprattutto sul braccio a spirale di Perseo. Il nuovo studio è partito sostanzialmente da una domanda.

Distanze più lontane

Cosa accadrebbe se una nuvola di gas potesse avere movimenti casuali? I dati forniti da Hubble hanno mostrato una maggiore complessità del già citato braccio di Perseo rispetto alla visione classica che abbiamo sempre avuto della Via Lattea. Osservando meglio una nuvola di polvere stellare, quest’ultima si trovava a una distanza superiore, non 6mila anni luce ma quasi il doppio (10mila per la precisione). I ricercatori non vogliono fermarsi a questi risultati. L’obiettivo è ora quello di approfondire la galassia più interna, per avere un’idea più chiara di come si sia formata. Per arrivare a un traguardo tanto ambizioso, si sfrutteranno mappe in 3D della polvere, oltre agli infrarossi.

Telescopi a confronto

Hubble ha fatto il suo dovere come sempre, ora toccherà a un suo illustre “collega”, il telescopio Nancy Grace Roman. Grazie alle sue osservazioni, sarà possibile mappare l’intera galassia in poche centinaia di ore, con la luce infrarossa che potrebbe addirittura consentire di visionare dall’alto la Via Lattea per la prima volta. Un altro prezioso contributo sarà quello dell’Osservatorio americano Vera Rubin che riesce ad esaminare anche osservazioni molto deboli e lontane, senza dimenticare le varie lunghezze d’onda. Proprio la galassia di cui si sta parlando è stata al centro delle attenzioni negli ultimi giorni per un altro motivo.

È stato infatti scoperto e osservato un filamento di idrogeno lungo quasi 4mila anni luce. Si trova a 55mila anni luce di distanza ed è una delle strutture di dimensioni maggiori che siano mai state rilevate, con gli astronomi che si sono affrettati a trovare il soprannome più adeguato. “Maggie”, questo il nomignolo del filamento, è stata osservata grazie a una indagine condotta nel New Mexico e che ha sfruttato le antenne radio a onde centimetriche del Very Large Array, raggruppamento di radiotelescopi entrati in funzione nel lontano 1980.

Simone Ricci

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