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La UE non scherza: ultimatum a Elon Musk

L’UE ha inviato l'ennesima richiesta a X, invitando la piattaforma a cancellare i contenuti illegali e le fake news sulla crisi in Medio Oriente

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Fonte: sdx15 / Shutterstock

La Commissione europea ha inviato a X (ex Twitter) una richiesta formale di chiarimenti ai sensi della Legge sui Servizi Digitali (DSA), invitando la piattaforma e, chiaramente, il suo possessore Elon Musk a rilasciare dichiarazioni sulla presunta diffusione di contenuti illegali e Fake News sulla recente crisi in Medio Oriente.

I post in oggetto inciterebbero all’odio e alla violenza, diffondendo anche informazioni false sul terrorismo e sull’attuale conflitto che si sta consumando tra Israele e Palestina. Si tratta dell’ultimo atto di una vera e propria sfida tra il Commissario europeo per il Mercato interno e i Servizi, Thierry Breton, e il magnate sudafricano naturalizzato americano cominciata una settimana fa e che avrà il prossimo atto entro mercoledì 18 ottobre.

Una sfida che, qualora dovesse essere persa da Musk, potrebbe rappresentare il colpo di grazia per il già traballante bilancio di X.

Perché l’Unione Europea accusa X

Secondo il commissario Thierry Breton, la piattaforma di Elon Musk non può o non vuole fare abbastanza per combattere la disinformazione e i contenuti illegali, cosa che viola palesemente le norme del Digital Services Act, che impongono alle “Very Large Online Platform” stretti controlli sui contenuti e la rimozione diretta di tutto ciò che viene considerato illegale o nocivo.

Dato che l’attuale crisi in Medio Oriente è uno dei trend più forti sulla piattaforma, l’UE ha chiesto a Musk maggiore chiarezza e controlli più stringenti su tutto ciò che viene condiviso al riguardo. Ma Musk ha risposto in modo abbastanza spocchioso, sfidando la Breton a dichiarare quali sarebbero questi contenuti illegali non rimossi da X.

Linda Yaccarino, Amministratrice Delegata di X, ha cercato di rispondere in modo più ufficiale alle richieste della UE ma, in sostanza, limitandosi a dire che la situazione in Medio Oriente si è evoluta molto rapidamente e che i team interni alla piattaforma sono stati “riallineati” per affrontare al meglio questa nuova criticità.

Tuttavia nella dichiarazione non è stato fornito alcun dettaglio riguardo alla volontà della piattaforma di agire su tali contenuti ritenuti nocivi né tantomeno sulle prossime mosse da mettere in pratica per garantire agli utenti una permanenza più sicura sul noto social network.

Non soddisfatta di queste risposte, l’Unione Europea ha annunciato ufficialmente che le prime dichiarazioni rilasciate non sono sufficienti, anticipando l’avvio di un’indagine che dovrebbe obbligare X a dare maggiori informazioni sulla presunta diffusione di questi contenuti ritenuti non conformi al DSA.

In caso contrario, scatterebbero le multe salatissime previste dal DSA.

Cosa rischia X

Nell’ultima lettera di Breton a X, il Commissario europeo chiede al proprietario di X e alla sua piattaforma a prendere provvedimenti quanto prima, invitandolo a consegnare tutte le informazioni richieste entro il 18 ottobre 2023.

In base alle risposte che fornirà il social network, la Commissione valuterà le mosse successive che potrebbero anche portare all’apertura formale di un procedimento ai sensi dell’articolo 66 del DSA.

Secondo le norme del Digital Services Act (articolo 74, comma 2) l’UE potrebbe anche decidere di imporre delle sanzioni che possono arrivare a cifre esorbitanti: fino al 6% del fatturato globale annuo di X.

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