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Elon Musk litiga col Commissario europeo: cosa si sono detti

Tra i social network e l'Unione Europea sta per scoppiare una guerra senza precedenti: le prime schermaglie, tra Elon Musk e il Commissario Thierry Breton, sono già iniziate

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elon musk Fonte foto: Frederic Legrand - COMEO / Shutterstock

Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, avverte Elon Musk: bisogna sorvegliare bene X, l’ex Twitter, e togliere di mezzo tutte le fake news contro Israele. Breton, infatti, in una lettera inviata al miliardario afferma di aver già ricevuto diverse segnalazioni su contenuti illegali e disinformazione presenti sul social.

Mi lasci ricordare – scrive Breton a Musk – che il Digital Services Act impone precisi obblighi sulla moderazione dei contenuti“. La lettera è stata inviata il 10 ottobre e lascia appena 24 ore a Musk per rispondere. Ma Musk ha risposto molto prima, direttamente su X rispondendo al profilo ufficiale del Commissario europeo.

Cosa chiede l’UE a Musk

Nella sua lettera a Musk Thierry Breton ricorda al miliardario quali sono i suoi obblighi, cioè quelli di X:

Innanzitutto, dovete essere molto trasparenti e chiari su quale tipo di contenuto è permesso dai vostri termini di servizio e dovete rinforzare le vostre policy. Ciò vale in particolar modo se parliamo di contenuti violenti e terroristici, che sembrano circolare sulla vostra piattaforma.

Su questo aspetto della moderazione, poi Therry diventa più esplicito e fa saltare i nervi a Musk:

Abbiamo report, da parte di fonti qualificate, su contenuti potenzialmente illegali che circolano sul vostro social nonostante l’avviso di importanti autorità.

Musk risponde a Breton

Poco dopo la pubblicazione su X di un post in cui Breton pubblica interamente la lettera inviata a Musk, il miliardario ha risposto non con un’altra lettera inviata alla UE, ma con un commento al post di Thierry su X. Un commento in cui mostra sicurezza e nemmeno un minimo di soggezione per l’UE:

La nostra politica è che tutto è open source e trasparente, un approccio che mi risulta l’UE approvi. Per favore elenchi le violazioni alle quali allude su X, in modo che il pubblico possa vederle.

A stretto giro arriva la risposta di Breton, che rigira la frittata e ricorda a Musk come funziona la normativa europea:

Siete ben al corrente delle segnalazioni su contenuti fake e incitamento alla violenza che provengono dai vostri utenti e dalle autorità. Spetta a voi dimostrare che ve ne state occupando.

Il mio team rimane a vostra disposizione al fine di garantire l’applicazione del DSA, che l’Unione Europea continuerà a perseguire rigorosamente.

A questo punto Musk sbotta:

Noi agiamo alla luce del sole. Nessun accordo segreto. Prego, posti i suoi dubbi esplicitamente su questa piattaforma.

Da qui in poi, nessuna risposta da parte del Commissario europeo Breton ma molti commenti da parte degli utenti di X contro di lui, accusato di limitare la libertà di parola.

Breton scrive anche a Zuckerberg

Il giorno dopo aver scritto ad Elon Musk, il Commissario europeo per il mercato interno e i servizi ha scritto anche a Mark Zuckerberg e l’oggetto era sempre lo stesso: le regole di moderazione dei contenuti imposte dal Digital Services Act.

Anche in questo caso Breton lamenta l’abbondante quantità di contenuti fake su Israele e Hamas presenti sui social di Meta, ai quali non corrisponde una veloce ed efficace moderazione.

La differenza di stile tra Musk e Zuckerberg, però, si vede nella (non) risposta: il capo di Meta non risponde a Breton su X, chiaramente, ma nemmeno su Facebook. Zuckerberg, invece, usa il suo social per esprimere genericamente il dolore per la guerra in corso e non fa alcun accenno alla moderazione di contenuti illeciti:

Gli attacchi terroristici di Hamas sono pura malvagità. Non c’è mai alcuna giustificazione per compiere atti di terrorismo contro persone innocenti. La sofferenza diffusa che ne ha provocato è devastante. La mia attenzione rimane sulla sicurezza dei nostri dipendenti e delle loro famiglie in Israele e nella regione.

Molto probabilmente, conoscendo lo stile di Mark Zuckerberg, il CEO di Meta ha già sciolto gli avvotati per rispondere formalmente alla UE.

La UE cambierà i social network?

Tutta questa polemica non è fine a sé stessa: è l’inizio di un pesantissimo braccio di ferro tra l’Unione Europea e i social network, che già oggi si devono adeguare al Digital Services Act.

Il DSA è un regolamento lungo e complesso, ma la questione di cui si discute in questi giorni, con lo scoppio del nuovo conflitto israelo-palestinese, è sempre quella relativa alla moderazione dei contenuti. Secondo il DSA, infatti, le piattaforme devono assumere un ruolo attivo nel contrasto alla diffusione di fake news e contenuti che incitano alla violenza.

Ma le piattaforme non ne vogliono sapere, perché si tratterebbe di un lavoro colossale e costosissimo, che non può essere eseguito dai soli algoritmi.

Questi discorsi si fanno ormai da almeno 10 anni, ma adesso il DSA prevede anche delle salatissime multe per il social che non modera a dovere i contenuti pubblicati dagli utenti. Basterà questa minaccia a cambiare X, Facebook, Instagram e Tiktok?

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