SCIENZA

Un mese senza falciare i prati: ecco perché fa bene all'ambiente

Il movimento "No Mow May" chiede ai proprietari di casa e alle amministrazioni locali di non falciare i prati, per spingere la biodiversità e gli impollinatori

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Fonte: 123RF

Ogni anno, intorno a questo periodo, arriva il giorno che i proprietari di casa con giardino temono di più: quello in cui devono tirare fuori dal garage il tagliaerba, munirsi di guanti e passare ore sotto al sole cocente. Tutto questo per non avere una giungla sotto casa, ma un giardinetto carino ed elegante, uno di quelli che conosciamo come “all’inglese”.

E se invece vi dicessimo che la moda del momento è lasciar crescere l’erba del prato, e che fa anche molto bene all’ambiente?

Il movimento “No Mow May”

Nasce nel Regno Unito nel 2019 da un’organizzazione benefica che si chiama Plantlife, ma ora si è diffuso in decine di città partecipanti negli Stati Uniti e in tutto il mondo: è il movimento “No Mow May”, in italiano “Maggio Senza Falciatura”. Lasciando inalterati i loro prati, che di solito invece puliscono, i proprietari di casa mirano a far crescere specie vegetali che sono in netto declino negli spazi urbani, ma soprattutto ad aiutare le api e gli altri impollinatori a diffondersi in primavera. Un toccasana per l’ambiente: soprattutto nelle grandi città, dove di spazio verde ce n’è sempre meno e dove lo smog impedisce alle api di sentire l’odore dei fiori.

Ma il No Mow May non si ferma solo ai giardini privati: anche le amministrazioni locali e le imprese stanno contribuendo, ripensando le loro pratiche paesaggistiche negli spazi verdi urbani per promuovere la biodiversità.

Lasciando le piante e l’erba libere di crescere, il movimento mira a fornire agli insetti impollinatori “calorie facili e veloci” nel momento in cui emergono dai loro territori di svernamento, cosa che avviene tipicamente in primavera. Non ovunque, però: in alcune regioni potrebbe essere necessario spostare il periodo di divieto di sfalcio di qualche mese, a seconda di come il clima influisce sulle abitudini stagionali delle specie – una sorta di “No Mow March”, per esempio.

Il ruolo degli impollinatori

Gli impollinatori – quindi api, farfalle, vespe e alcuni coleotteri – sono essenziali per le piante autoctone, che nel corso dei millenni si sono evolute dipendendo da questi insetti per la semina e la fioritura. Questi animali svolgono anche un ruolo importante nella vita degli esseri umani: tanta frutta, ma anche noci, verdure e oli, oltre a carne e latticini, dipendono in qualche modo dagli insetti per la coltivazione.

Per aiutarli nel loro lavoro, non tagliare l’erba per un mese all’anno è un buon punto di partenza, ma non basta: Susannah Lerman, ricercatrice della Northern Research Station del Servizio Forestale degli Stati Uniti, ha studiato come la frequenza di taglio dei prati influisca sull’abbondanza e sulla diversità delle api. La sua ricerca ha rilevato che i giardini tagliati ogni due settimane presentano la più alta presenza di api. Ma i prati che non sono effettivamente usati ogni giorno potrebbero essere lasciati crescere liberamente, per aiutare la biodiversità.

Oltre a lasciare i campi liberi di crescere a loro piacimento, un altro accorgimento importante potrebbe essere quello di piantare specie diverse, ma native. In Germania, per esempio, si sono inventati dei giardini urbani costruiti apposta per le api.

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