Un orango ha fatto qualcosa di incredibile: è la prima volta che lo vedono
Proprio come noi, anche gli oranghi sono in grado di automedicarsi scegliendo piante dalle proprietà medicinali: lo hanno osservato per la prima volta.
Per la prima volta gli scienziati hanno osservato un orango selvatico con un comportamento molto particolare. Il primate in questione – un esemplare maschio di nome Rakus che vive nell’Isola di Sumatra, per l’esattezza – strofinava ripetutamente delle foglie masticate su una ferita al volto. Strano penserete, se non fosse che non ha scelto una pianta qualsiasi: si trattava, infatti, di un particolare tipo di radice dalle proprietà mediche. Sì, si stava automedicando.
L’orango che si cura da solo
Di fatto si tratta della primissima osservazione diretta di un comportamento simile. L’orango Rakus, che vive nel Parco nazionale Gunung Leuser sull’Isola di Sumatra, in Indonesia, è un esemplare selvatico di circa 35 anni. Uno dei vari elementi che popolano l’area e che i ricercatori da anni osservano e studiano, monitorando ogni spostamento all’interno della foresta, inclusa la ricerca di cibo con cui nutrirsi.
Nell’estate del 2022, gli stessi ricercatori hanno notato che Rakus si era procurato una ferita al volto piuttosto evidente e contestualmente hanno notato che girovagava per la foresta alla ricerca di alcune foglie che prima masticava con i denti per applicare successivamente le foglie masticate direttamente sulla parte lesa. Non ci è voluto molto per capire, per quanto insolito fosse, che l’orango stava medicando la propria ferita servendosi non di una pianta qualsiasi, ma delle foglie di una akar kuning (nome indonesiano) o radice gialla, nota in tutto il sud-est asiatico per le sue proprietà medicinali.
La akar kuning (nome scientifico Fibraurea tinctoria) è nota per le sue proprietà antinfiammatorie e antibatteriche e nella medicina tradizionale viene utilizzata per curare malattie come la malaria e il diabete. Per la prima volta gli scienziati hanno potuto appurare che i primati sanno riconoscere le piante medicinali da quelle puramente commestibili.
Cosa hanno osservato gli scienziati
“Quando ne ho sentito parlare, mi sono emozionata moltissimo” ha detto Isabelle Laumer, primatologa dell’Istituto Max Planck di Comportamento Animale in Germania e non è difficile comprendere il suo entusiasmo. Le osservazioni di animali che si curano da soli sono piuttosto rare così l’articolo dettagliato che lei e i suoi colleghi hanno pubblicato questo mese sulla rivista Scientific Reports assume un enorme valore.
È risaputo che gli oranghi mangino le piante ma questa in particolare non rientra tra le loro prelibatezze preferite. Nel caso specifico Rakus ha scelto con estrema perizia le foglie da utilizzare masticandone una piccola quantità, creando dunque una sorta di “composto” da applicare direttamente sulla ferita al volto. Nelle giornate successive i ricercatori hanno visto con i propri occhi che la ferita si è chiusa e neanche un mese dopo era completamente guarita “senza alcun segno di infezione”, come ha precisato la dottoressa Laumer.
“Questo è, per quanto ne so, il primo studio pubblicato a dimostrare che un animale utilizza una pianta con proprietà biomediche note per il trattamento di una ferita” ha affermato Michael Huffman, professore in visita presso l’Istituto di Medicina Tropicale dell’Università di Nagasaki in Giappone, non coinvolto direttamente nella ricerca. Gli esempi di automedicazione negli oranghi, come già detto, sono rari ma possiamo citarne alcuni come il caso dei sei esemplari osservati nel Borneo nel 2017, intenti a strofinare le foglie masticate di un arbusto sulle gambe e sulle braccia, probabilmente per sfruttarne l’effetto antinfiammatorio e analgesico e lenire così i dolori muscolari.
“I modelli generali di applicazione sono simili, e questo è positivo per la nostra comprensione della propensione della specie per questo tipo di comportamento farmacologico“, ha detto il dottor Huffman. Un altro comportamento simile è stato osservato, ad esempio, nel Gabon dove un gruppo di scimpanzé catturava degli insetti per poi masticarli e applicarli sulle ferite, anche qui a scopo curativo.
Negli ultimi anni gli scienziati hanno dimostrato che gli oranghi sono in grado di risolvere enigmi complessi, di pianificare, prendersi in giro scherzosamente a vicenda e anche ridere, proprio come gli umani. “Ci sono così tante cose che ancora non sappiamo su queste scimmie”, ha affermato la dottoressa Laumer.