Pubblicità da incubo con l'AI: la Smart TV ci spia
Secondo un report di una Non Profit americana i produttori di Smart TV e le piattaforme di streaming avrebbero già le tecnologie per spiare i telespettatori, e le starebbero usando
Dagli Stati Uniti arriva l’ennesimo allarme privacy per gli utenti dei moderni dispositivi elettronici smart: è quello del Center for Digital Democracy (CDD) ed è relativo ad un presunto progetto di sorveglianza di massa dei telespettatori, messo in atto tramite le Smart TV connesse a Internet.
L’allarme, al momento, è specifico per gli Stati Uniti ma ciò è dovuto anche al fatto che il CDD non ha dati e informazioni di prima mano sul mercato europeo. Secondo l’associazione non profit americana, comunque, “l’industria dello streaming in USA gestisce un massiccio apparato di sorveglianza basata sui dati che ha trasformato i televisori in sofisticati device di monitoraggio, tracciamento e tergetizzazione degli utenti“.
Sempre secondo il CDD, poi, questo apparato starebbe per fare un grosso salto di livello, ovviamente grazie all’ormai onnipresente intelligenza artificiale generativa.
Smart TV: strumenti di dossieraggio
Nell’ultimo report “How TV Watches Us“, gli esperti del Center for Digital Democracy descrivono alcune tecnologie già in uso negli Stati Uniti. Grazie ad esse, è possibile creare veri e propri “dossier digitali” sugli utenti, contenenti al loro interno informazioni sull’identità dello spettatore, sulle sue scelte di visione, su cosa compra e su migliaia di altri comportamenti online e offline.
Secondo il CDD tutti i principali produttori di Smart TV e tutte le piattaforme di streaming più famose partecipano a questa attività di rastrellamento di massa delle informazioni, per poi usarle per somministrare spot personalizzati ad ogni spettatore.
In questa strategia è fondamentale spingere per la diffusione dei cosiddetti canali “FAST“, cioè Free Advertiser-Supported TV. Questi canali sono gratuiti, ma si ripagano mostrando pubblicità allo spettatore.
Il futuro: ACR e spot AI
Il CDD, poi, punta il dito su due tecnologie sempre più importanti per il business delle pubblicità su Smart TV: l’Automatic Content Recognition (ACR) e l’intelligenza artificiale generativa.
L’Automatic Content Recognition è una tecnologia che consente alla televisione di capire esattamente cosa sta guardando lo spettatore, anche se l’emittente non sta trasmettendo nessun metadato in quel contenuto. Ciò vuol dire, ad esempio, che una Smart TV può sapere se uno spettatore guarda ogni lunedì la stessa fiction, anche se è trasmessa in Digitale Terrestre, oppure via satellite.
Ma vuol dire anche che la TV può capire quali pubblicità vengono viste per intero e quali, invece, vengono abbandonate con lo zapping. Il tutto può essere anche integrato dai dati provenienti da un eventuale sensore di presenza montato sulla TV, che riesce a capire se la TV è effettivamente vista da qualcuno o se l’utente l’ha lasciata accesa ed è andato altrove, a fare altro.
In questo contesto, già abbastanza preoccupante, si sta inserendo l’AI generativa con la sua capacità di inserire, in tempo reale, immagini di prodotti all’interno di contenuti video trasmessi in streaming.
Questa tecnologia potrebbe realmente cambiare l’industria dei contenuti audiovisivi: in futuro, all’interno di film, show e serie TV, potrebbero essere inserite delle scene con spazi pubblicitari volutamente bianchi, che poi l’AI riempirà con una pubblicità personalizzata in base ai dati dell’utente raccolti in precedenza. Questa tecnica viene chiamata “Virtual Product Placement“.
Ad esempio, in una scena di un film potrebbe esserci, sullo sfondo, un cartellone pubblicitario vuoto (durante le riprese) che verrà riempito dall’AI durante la riproduzione del film sulla TV dell’utente. Ogni utente, però, alla fine vedrà un cartellone pubblicitario diverso all’interno della stessa scena dello stesso film.
Ma non solo: nei vecchi film, che non prevedevano nessun tipo di Virtual Product Placement, è comunque possibile inserire messaggi pubblicitari con l’AI generativa inserendo, ad esempio, un cartellone pubblicitario in una scena in cui si vede una grande parete libera.
Succederà anche in Italia?
Secondo il Center for Digital Democracy tutto ciò che abbiamo fino ad ora descritto è un vero e proprio “incubo per la privacy” e, di conseguenza, urgono nuove normative che mettano un freno all’eccessiva libertà delle piattaforme online e delle loro divisioni pubblicitarie.
Il report del CDD, però, si occupa solo del mercato americano dove le regole sono ben diverse da quelle europee. In Europa, infatti, il tracciamento dei comportamenti dell’utente è regolato in modo molto più stretto e molte cose non si possono fare.
Tuttavia, le Smart TV che italiani ed europei comprano sono le stesse che comprano gli americani, con all’interno le stesse tecnologie (come l’ACR). Sorvegliare chi ci vorrebbe sorvegliare è un compito che spetta alle istituzioni europee e alle Autorità di tutela della privacy dei singoli Stati, ma nessuno può dire quanto questi soggetti siano realmente in grado di farlo in modo efficace.